DI TURI COMITO
Il principale prodotto della civiltà del consumo sono i rifiuti, gli scarti civili e industriali.
Nel mondo, solo nel 2020 e solo per quanto riguarda i rifiuti civili, sono state prodotte 2,24 miliardi di tonnellate di rifiuti. Cioè circa 280 chili a testa all’anno. Questa la media mondiale che spalma su paesi ricchi e paesi poveri la produzione. Se guardiamo ai ricchi europei la produzione personale di rifiuti è di 505 chili a cranio.
È un settore promettente che non sembra risentire di crisi di nessun genere poiché le crisi vengono risolte, quando vengono risolte, con spinte sempre maggiori al consumo e dunque con produzioni sempre maggiori di rifiuti.
Dalla plastica che avvolge le merendine e ogni altro bene destinato al consumo personale, al letame degli allevamenti intensivi, fino alle scorie nucleari non c’è ambito del vivere che non risenta della sovrapproduzione di scarti.
Domanda: Come si fa fronte a questo eccesso pressoché incontenibile di “munnezza” visto che non si può mangiare, che è difficilissimo riciclarla, complicato bruciarla?
Semplice.
La si raccoglie e la si accatasta o la si seppellisce da qualche parte o, eventualmente, la si manda da qualche altra parte dove raccontano che la bruciano sottoterra e sopra ci fanno le piste da sci oppure la si invia laddove aspettano delicate manine di bambini che estrarranno quello che può essere rivenduto a chi gli ha mandato quel veleno.
In ogni caso per raccoglierle gli scarti del consumo ci vogliono braccia e denari per fare lavorare quelle braccia.
Ecco quindi la grande trovata: più “spazzini” abbiamo meno rifiuti ci sono nelle nostre belle città d’arte e non.
L’idea che occorra sanzionare con la pena di morte per fucilazione alla schiena senza neppure l’onore di guardare in faccia il plotone d’esecuzione chi spinge in tutti modi a consumare sempre di più e sempre peggio con pubblicità demenziali per dementi e politiche “espansive” non sfiora nessuno.
Invece fa notizia la non notizia che ci siano laureati arruolati nell’esercito della salvezza dei raccoglitori di “munnezza”.
Per di più con quella punta di razzismo e di patetismo da coglioni che associa nei titoli di una agenzia di stampa ridicola come l’Ansa le due paroline magiche: “spazzini” e “Napoli”.
Confermando che certuni l’immondizia non solo la producono consumando come ossessi ma la producono naturalmente nel loro capiente e semivuoto cranio dove sarebbe utile accatastare l’altra “munnezza”. Quella dei contenitori straripanti delle nostre città d’arte e non.
Nella foto ANSA il Sindaco di Napoli