“NON DIMENTICHIAMO”

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

È la cronistoria – dal ‘48 ad oggi – dei “caduti”, operai, braccianti, studenti, sindacalisti, uccisi dai fascisti, dalle forze dell’ordine e dalla mafia. Una scia di vite spezzate.

1948 LA STRAGE DI SAN FERDINANDO

San Ferdinando di Puglia, dista appena 15 chilometri da Cerignola, la terra di Giuseppe Di Vittorio, il padre del sindacalismo italiano. Qui è nato il bracciante, semianalfabeta che guiderà fino alla sua morte nel ‘57, la “Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori”.
Il “Basso Tavoliere di Puglia”, è terra di lotte del bracciantato. “Tra il 1907 e il 1909 la “lega bracciantile” di Cerignola riuscì ad imporre l’orario di nove ore, a cui seguirà la rivendicazione della mezz’ora pagata per il ritorno dal fondo a casa, la tariffa fissa giornaliera”. [Treccani]
Lunedi, 9 febbraio, a San Ferdinando, comunisti e socialisti sono mobilitati in forze per lanciare il “Fronte democratico popolare”. Un mese prima, il primo gennaio è entrata in vigore la Costituzione. In aprile, il 18, sono in calendario le prime elezioni libere.
Il paese è spaccato in due come una mela. Da una parte la “Democrazia Cristiana” e i partiti che sostengono il quarto governo a guida De Gasperi, socialdemocratici e repubblicani; dall’altra, i comunisti e i socialisti insieme sotto lo stesso tetto del “Fronte Democratico Popolare per la pace, la libertà e il lavoro”, nato a Roma nel dicembre del 1947.
Si temono incidenti. A San Ferdinando spadroneggiano gruppi di destra, radunati attorno alla sezione “dell´Uomo Qualunque”, foraggiati dal fascismo agrario del posto. Tra loro ex fascisti, qualunquisti e monarchici che entrano subito in azione. In vari punti della città si registrano pestaggi e devastazioni. Attaccate le sezioni del “Pci”, dei socialisti, dell´”Anpi” e della “Camera del Lavoro”.
Comunisti e socialisti si radunano in piazza “Matteotti” dove è previsto un comizio. Qui i fascisti sparano sulla folla per uccidere. La polizia sta a guardare. A fine giornata si contano quattro lavoratori morti: Giuseppe De Michele, Nicola Frantone, Vincenzo De Niso, Giuseppe Di Troia. Viene poi trovato senza vita nella sede
dell´associazione partigiani, Raffaele Riontino, di 7 anni.
“Lo squadrista assassino che aveva avuto il coraggio di infierire su un bambino di 7 anni, aveva gridato “Por i rpudd ma luè da nend!”…anche i piccoli dobbiamo eliminare…“. (Socialismoitaliano1892.it)
Il giorno dopo, la stampa padronale italiana fa in pieno il suo lavoro sporco, avvalorando la tesi dei provocatori comunisti. I lavoratori e i sindacati non piegano la testa. L’11 febbraio è sciopero generale.
Ci vorranno sette anni per giungere ad un verdetto in un Tribunale. 28 gli imputati accusati a vario titolo di lesioni, omicidio e concorso in omicidio. Le pene maggiori per 7 di essi, con condanne da 17 ai 26 anni di reclusione.
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