DI MICHELE PIRAS
Ecco di nuovo alla carica il garantismo di destra, l’antica ossessione di Berlusconi e dei suoi figli e nipoti politici, il veleno che ha confuso e inquinato il dibattito pubblico per decenni.
Può sembrare un paradosso ma non lo è, poiché è da sempre la cultura profonda e la visione di società della destra più reazionaria.
Un ricco delinquente è tendenzialmente una vittima del sistema giudiziario, uno che col suo operato ha dato lustro al Paese e cade vittima di un complotto.
E giù condoni, tasse piatte, riforme della Giustizia, separazioni di carriere e manomissioni costituzionali di ogni genere, via il tetto al contante e i controlli fiscali.
Un ragazzo che non trova lavoro invece è un immorale, un mezzo delinquente che campa di sussidi statali, un pigro fallito e un pessimo esempio per gli altri.
Un migrante irregolare o un rifugiato è per loro potenzialmente responsabile di ogni male sociale, di ogni abuso e crimine, meritevole di severa e spietata punizione.
Chi pensa che il sistema penale vada svuotato dai reati minori, precisamente i reati dei poveri e degli emarginati, che riempiono a dismisura le carceri, è considerato alla stregua di un insurrezionalista.
È la lotta di classe condotta con altri mezzi.
Il disprezzo profondo e ancestrale nei confronti di chi, per condizione soggettiva, familiare, geografica, sociale, non ce la fa.
L’idea di fondo che le differenze economiche e sociali abbiano una origine naturale o divina.
Una politica giusta si occupa del progresso sociale, civile e culturale, progetta un Paese più inclusivo, che strappa le persone dalle condizioni di bisogno e marginalità.
Quella politica manca da troppo tempo, esattamente come manca la Sinistra.
La Destra fotografa l’esistente, lo stigmatizza e continua ad alimentare le differenze, tornate insopportabili come un tempo, che insabbiano la società e distruggono le migliori energie.
Serve radicalità, altro che balle.