DI MARIO PIAZZA
L’odio è un sentimento serio e pericoloso che non può essere appiccicato con leggerezza a chiunque sostenga una causa diversa dalla nostra, il rischio è di partire dalla stupida aggressività di Chef Rubio verso un’anziana signora che in vita sua ha patito più sofferenze di quante il finto camionista ed io potremmo mai sopportare e passo dopo passo arrivare alla sordida accusa di “odio contro dio” che in Iran ha spezzato la vita Mohsen Shekari.
Per noi piccoli individui è facile odiare e sentirsi odiati.
Elevare a odio l’incomprensione, il risentimento, il disgusto e la nostra voglia di reagire a ciò che consideriamo ingiusto ci fa sentire importanti e più forti e spesso traduciamo la nostra confusione in parole eccessive che quasi mai trovano riscontri oggettivi nella realtà dei fatti.
Diverso, molto diverso è quando ad appiccicare l’etichetta di “odiatore” è un governo o qualsiasi altra forma di potere che in realtà odia chi osa essergli di intralcio, nei fatti quando il dissenso sfocia nelle proteste di piazza ma anche nelle opinioni.
Ogni riferimento alle accuse rivolte a Conte è puramente voluto.
In quel caso l’accusa di odiare è un buon viatico, un lasciapassare per la repressione che caratterizza tutti i governi fascisti della storia, neri, rossi, rosa shocking, giallo fluo o tricolori che essi siano.