ANALOGIE BANALI E SCENARI IPERBOLICI: IL SOSTEGNO VELATO ALLA GUERRA

DA REDAZIONE

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I paragoni tra situazioni differenti e scenari iperbolici servono a darsi ragione da soli e il giudizio morale (e con esso il gioco della polarizzazione e della tifoseria) è bello e che fatto.

 

Analogie banali e scenari iperbolici il sostegno velato alla guerra

 

Analogie banali e scenari iperbolici

Ancora oggi, dopo quasi dieci mesi, ci ritroviamo a parlare della guerra sulla base di analogie banali: ad esempio, paragonando Putin a uno stupratore o il governo ucraino al nazismo.

Ancora discettiamo di scenari ipo-ipo (ipotetici-iperbolici) del tipo “se minimamente cediamo in Ucraina, nulla potrà impedire a Putin di conquistare il mondo, come è successo con la Conferenza di Monaco nel 1938″. Tali basi sono ovviamente terreno fertile per le iper-soluzioni, che prevedono come unico accettabile esito della guerra la resa totale di una parte nei confronti dell’altra.

Tocca quindi ripetere l’ovvio: queste analogie non servono a capire meglio la situazione che abbiamo di fronte, ma solo a inserirla in un particolare frame concettuale che ne distorce la natura e quindi azzera la capacità di comprensione.

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I paragoni con situazioni più o meno differenti sono super-gettonati perchè servono a darsi ragione da soli.

Una volta stabilito un parallelo tra invasione dell’Ucraina e stupro, o tra il governo ucraino e nazisti, il giudizio morale (e con esso il gioco della polarizzazione e della tifoseria) è bello e che fatto, ma dovrebbe essere evidente agli occhi di chiunque che stiamo facendo una forzatura, che le differenze tra una guerra tra stati di milioni di persone e lo stupro di un maniaco nei confronti di una donna sono semplicemente colossali.

Non solo: è ovvio che altri, con opinioni differenti, faranno analoghe forzature di segno opposto per dar ragione alle loro tesi. Quindi, l’unica cosa che si ottiene usando analogie come clave è quella di alimentare l’orrendo spettacolo di tifoserie che si scannano per segnalare la loro personale virtù, mentre milioni di persone patiscono, soffrono, muoiono.

Se il nostro interesse è quello di agire per una risoluzione non cruenta del conflitto, sarebbe abbondantemente ora di smetterla con discorsi del tipo “eh ma se tu dici questa cosa, allora giustifichi lo stupro, l’invasione della Catalogna, il nazismo etc.”. Facciamoci carico di parlare nel merito dei fatti, senza scorciatoie banalizzanti e distorcenti che servono solo come artifici dialettici.

Per chi si voglia definire umano, la priorità in questa contesa non è battere l’avversario, bensì preoccuparsi per la sorte di milioni di persone ordinarie, russe o ucraine che siano, attualmente al fronte o sotto le bombe, strumentalizzate e usate come pedine un po’ da tutti ma che vorrebbero solo vivere in pace.

 

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Articolo di Alessandro Ferretti, dalla redazione di

15 Dicembre 2022

 

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Alessandro Ferretti

Researcher presso Università degli Studi di Torino. Associate presso CERN