DI ENNIO REMONDINO
Le immagini delle valigie piene di soldi che arrivano da Bruxelles quasi cancellano le memorie vergogna della nostra a cui forse è mancato solo qualcosa di tanto visivamente esplicito e scioccante. Con un ulteriore punto di forza dalla parte della ‘Corruzione Ue’: «la corruzione sistemica al centro delle relazioni internazionali», come la definisce Fabrizio Tonello.
Corruzione sistemica: «complessivo, generale, totale, d’insieme». Dal Vocabolario Treccani, «Del sistema, relativo al sistema, pertinente a un sistema».
La corruzione un cancro le cui metastasi, scopriamo, si sono allargate in modo generalizzato. Invasivo. Silenzioso. Difficile da debellare. Che uccide moralmente e fisicamente. Una Tangentopoli infinita, che cambia aspetto e si rigenera anno dopo anno. Che non scava soltanto voragini nei bilanci pubblici ma genera un pericoloso ‘deficit di democrazia’ e devasta l’ambiente in cui viviamo. Ora anche in Europa.
Da Tangentopoli e Qatargate, il Sistema e il Capitale
«’Perché hai rapinato la banca?’ chiede il poliziotto. ‘Beh, i soldi stanno lì, no?’, risponde il rapinatore. La storiella è vecchia ma sempre attuale: i corrotti prendono i soldi da chi li ha, cioè gli Stati. Di sicuro ne hanno anche gli ultraricchi, da Elon Musk a Jeff Bezos, ma quelli non hanno bisogno di far girare trolley pieni di banconote perché ciò che vogliono ottenere lo ottengono direttamente da governi “aiutati”, il più delle volte ben felici di obbedire». Perché la partita è tutta lì: comanda di più tra il potere politico o quello economico? Le risposte teoriche variamo tra democrazia, ‘prima la politica’, e sistemi autoritari, “prima il potere del denaro”. Nella realtà delle debolezze umane non sempre funziona esattamente così. Anzi, spesso all’incontrario.
Qatargate, e i ‘ritocchini’ di rispettabilità
«Nelle complicate vicende del cosiddetto Qatargate una sola cosa è chiara: spesso i regimi autoritari hanno bisogno di darsi una verniciatina di rispettabilità e quindi si rivolgono a chi li può aiutare». Gigantesco e scandaloso tutto il caso dei mondiali di calcio a Doha. Di cui ne vedremo ancora di pessime a venire. Nel caso Panzeri-Kailli-Giorgi -siamo ai nani, i più improvvidi ed arraffoni del sistema la quasi certezza di tutti-, e a due protagonisti internazionali -il Qatar e il Marocco-, «con sostanziosi interessi che andavano difesi a colpi di quattrini, mazzette di petrodollari così abbondanti da arrivare fino a personaggi di mezza tacca: deputati, ex deputati, assistenti parlamentari che potevano spendere qualche buona parola per i loro padroni ma certo non potevano prendere decisioni in prima persona».
Personaggi di mezza tacca
«Non inganni il roboante titolo di “vicepresidente del Parlamento europeo” di Eva Kaili: in una fase storica in cui i parlamenti contano sempre meno, in tutto il mondo, una vicepresidente può fare qualche dichiarazione, rilasciare interviste, millantare credito ma le decisioni si prendono altrove». Titoli senza sostanza per personaggi senza potere reale, disposti a vendere promesse a chi ha tanto soldi da spandere, e una ridotta conoscenza del sistema che vorrebbero rendere favorevole ai loro interessi. E non semplici “pubbliche relazioni”.
L’illusione della impunità
A imporre una ulteriore riflessione sulla portate dei primo corrotti finiti in carcere, quei soldi in contanti stipati in valige come i risparmi della nonna sotto il materasso, mentre ormai anche il più bonaccione tra chi maneggia troppo denaro, ha ormai il conto in Svizzera, (il Manifesto cita forse malignamente ma con incontestabile precisione il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana). «Oltre, naturalmente, allo choc di vedere Antonio Panzeri, un ex segretario della Camera di Milano, arrestato come un craxiano qualsiasi trent’anni fa». Ma a questo punto non è più la politica che per autoalimentarsi impone il suo prezzo con le tangenti da esigere in percentuale. E’ chi ha il denaro, tanto denaro, che decide il prezzo delle sue convenienze.
La corruzione al centro delle relazioni internazionali
In questi giorni Foreign Affairs ha scritto che «i pagamenti sottobanco sono diventati strumenti fondamentali delle strategie nazionali, sfruttati per ottenere risultati politici specifici e per condizionare il contesto politico più ampio dei Paesi destinatari». Italia, Europa, mondo. Ricordando tutti che quella rivista che è la voce dell’establishment di politica estera degli Stati Uniti, che prova a mettere le mani avanti sostenendo che «la relativa trasparenza e libertà dei paesi democratici li rende particolarmente vulnerabili a questo tipo di nefasta influenza».
Bugia storica clamorosa e persino ingenua, sapendo da sempre che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia (ci limitiamo alla testa di serie), hanno corrotto politici e generali, nei paesi del Terzo mondo, facendone delle rispettive creature.
Oltre lo Scià, o i Somoza e i Bokassa
I loro protetti/comprati sono rimasti al potere per decenni, dallo Scià di Persia Reza Pahlavi a Somoza in Nicaragua e a Bokassa nella Repubblica Centrafricana, ricorda ancora Fabrizio Tonello. Ma il problema chiave oggi è un altro. «Oggi i petrodollari conferiscono un potere reale a paesi considerati di seconda o terza fila nelle relazioni internazionali, come il Qatar e il Marocco». Con il Qatar, cita il Manifesto, che diventa “intoccabile” per il suo gas: «lo ha ricordato ieri un ministro dell’emirato, minacciando di rivedere prezzi e quantità delle forniture all’Europa se magistrati e giornalisti belgi continueranno a ficcare il naso nei suoi affari».
Alberto Negri lapidario
«Il Qatar è uno stato corruttore come scrive il Corsera? Certo e lo è prima di tutto dei governi occidentali. Dal 2017 e il 2021 è stato il nostro terzo maggiore acquirente di armi dopo Egitto e Turchia (dati Sipri). La Francia è al secondo posto. È uno dei maggiori investitori in Italia e le nostre aziende hanno partecipato a tutti gli appalti dei mondiali in Qatar. Questo non rende meno grave la vicenda di Panzeri e Co ma la inquadra nelle reali dimensioni». La corruzione che diventa sistemica perché è sistemico il potere del denaro sulla politica.
Il potere del denaro sulla politica
Esempi che ci vengono proposti come esemplari. Da decenni la maggioranza degli americani è favorevole a un’estensione della copertura sanitaria pubblica ma la potentissima lobby delle assicurazioni sanitarie private lo impedisce. Obama ci aveva provato, e quegli accenni di tutela erano stati il primo feroce bersaglio della sciagura Trump. Biden di fatto neppure ci sta provando. Per non parlare della libera circolazione delle armi, guerra quotidiana dove neppure le ripetute stragi più orrende riescono a scalfire il potere corruttivo ed elettorale della NRA, la National Rifle Association of America.
Se il “fare politica” è la strada per fare affari
Storici primi ministri e presidenti in forte sospetto. Tony Blair, Gerhard Schröder, José Barroso. Oggi ci dicono di Boris Johnson carico di ex mogli e figli e debiti, finalmente ricco a colpi di remuneratissime conferenze. Anche in nostro Renzi ottiene ottime parcelle e consensi nel modo arabo saudita. Trasparente il francese Nicolas Sarkozy, che quando era ancora presidente, disse: «Après, je veux faire du pognon», il bottino nel gergo della malavita francese. Spregiudicato ma almeno trasparente.
Perché la corruzione è “sistemica”
«La corruzione è sistemica per un motivo molto semplice: il bilancio dello Stato corrisponde a oltre il 50% del prodotto interno lordo in tutti i paesi occidentali». Dal cinquanta per cento a salire. In testa la Francia (62%), seguita da Belgio, Italia, paesi scandinavi, Spagna, Germania e Gran Bretagna (Giappone e Stati Uniti stanno al 46-47%). Sono le cifre di previsione per il 2020, precisa il Manifesto, quindi prima della pandemia. Ora sono certamente molto più alti.