DI CLAUDIO KHALED SER
Il mio Natale é tutto li, nell’angolo vuoto del salotto dove da sempre, in questi giorni, un grande albero illuminava la stanza.
Hayette ci metteva di tutto, bastava che brillasse, che non mancasse colore e luce, che sfidasse ogni legge di gravità.
E sotto, i regali.
Per chiunque.
Piccoli doni che Lei chiamava “gesti”.
“Gesti” per gli amici, per dire loro che quell’albero univa gli affetti, i ricordi, erano segni di presenza nel cuore anche di coloro che erano andati via, via per sempre.
Un libro per Franco, mio fratello, che da tempo ha preso la strada del bosco, il tabacco per suo padre, biscotti allo zenzero per una sorella e altri ancora, messi tutti li sotto l’albero.
Regali che nessuno avrebbe preso ma che Lei, ostinatamente, continuava a fare perché “quello che conta é dire loro ci siete, siete sempre qui con noi”.
Avrei voluto passare questi giorni lontano da qui, nella stupida illusione che non avrei sentito la mancanza delle lucine rosse e blu.
Purtroppo, le mie condizioni di salute, me lo hanno impedito.
Niente di serio, sia chiaro, ma l’impossibilità comunque d’essere con coloro che il Natale non lo vivranno con serenità, con speranza.
Avrei voluto portare un gesto d’affetto, dire loro che le milioni di lucine accese nel mondo, qualcosa vorranno pur dire, che sotto i milioni di alberi decorati, ci sono regali anche per loro.
Avrei mentito, ma a fin di bene.
A volte anche una bugia guarisce.
Fatelo voi per me.
Accendete le vostre lucine rosse e blu e dedicatele a chi di luce non ne ha.
Ogni lampadina, seppur piccola sia un gesto per essere accanto a loro.
Quelle lucine che un giorno torneranno a brillare ed allora sarà Natale..
Non ci saranno le “melanzane alla parmigiana” testardo piatto di Hayette, nonostante la diffida del WWF, e di tutta Parma.
Chiunque a cena cercava di svicolare da quel piatto, si fingevano perfino svenimenti pur di sottrarsi al “te ne do un pezzo piccolo tanto per assaggiare”.
Era il prezzo da pagare alle lucine rosse e blu.
Tarek ieri é partito per Gaza.
Lasciandomi un regalo, un regalo meraviglioso.
Imen, la sua dolce compagna, attende un bambino.
Questo si che é Natale.
Nascerà a Maggio, si chiamerà Adam.
E nascerà a Gaza perché “la mia terra é la Palestina e mio figlio dovrà sempre ricordare d’essere Palestinese”.
Quell’angolo del salotto é meno buio adesso.