DI MIMMO MIRARCHI
Assurta a palazzo Chigi, la presidente Meloni e il suo governo di incapaci, grazie a un’opposizione inesistente, ormai fanno il bello e cattivo tempo. Tutti i partiti che non sono dentro a questo esecutivo, infatti, lasciano fare e disfare senza una critica incisiva. Il Pd è tutto impegnato a guardarsi l’ombelico, Articolo 1 biascica, Sinistra Italiana, Europa Verde e +Europa sono totalmente assenti dal dibattito politico, dal M5Stelle si sente solo la voce monocorde di Giuseppe Conte che batte su un chiodo solo, il reddito di cittadinanza, Azione&Italia Viva procede in sterile bipolarità.
A urne chiuse, Enrico Letta, trionfante (sic), fece sapere che il Pd risultava il maggior partito di opposizione, poi si dimise e aprì al congresso come se l’Italia veleggiasse tranquilla su una tavola d’acqua al tiepido sole di primavera. Il suo gruppo dirigente, impegnato a scegliere un nuovo segretario, si parla addosso incurante di quanto accade fuori dal Nazzareno. Nessuna idea di futuro, progetti zero, proposte non pervenute.
Articolo 1, da sempre interessato a una nuova formazione politica, non sembra aver capito cosa sta accadendo. A me fa venire in mente il personaggio del cavaliere sempre dormiente in “Così parlò Bellavista” che si svegliava solo quando sentiva nominare “un milione” per reagire “’nu melione? ‘un’anema do’ priatorio!” e poi riaddormentarsi. Che senso ha stare alla finestra senza avanzare una proposta concreta di aggregazione a sinistra? visto che sono interessati da sempre alla formazione di un nuovo soggetto politico progressista, perché non chiedono a chiare lettere cosa si vuole fare e dove si vuole andare? che si aspettano Bersani e Speranza dal confuso contraddittorio e insipiente dibattito nel Pd? è troppo chiedere a Bonaccini, Sclein, De Micheli e Cuperlo, aspiranti segretari, quale prospettiva di partito hanno in testa? Queste sono le domande che la pattuglia di Articolo 1 dovrebbe porre con forza a chi si candida a guidare una nuova formazione politica per i prossimi anni, per poi integrare o contrapporre in essa le proprie idee sul percorso da intraprendere.
Sinistra Italiana, dopo aver subito il colpo della vicenda Soumahoro è andata in catalessi, sembra addirittura che non sia mai esistita. Tanto vale per Europa Verde e il suo leader Angelo Bonelli.
Anche il partito di Emma Bonino, +Europa, è rimasto nell’ombra, afono del tutto. Eppure una formazione politica che ispira la sua azione alle questioni europee in particolare, in questo momento e con questo governo, avrebbe molto da dire e da ridire.
Il M5Stelle è diventato così insipido che c’è o non c’è non toglie e non mette. La sua azione politica è basata solo e soltanto nel cercare di difendere il Reddito di Cittadinanza. Al di là del merito della questione, non è concepibile che un partito che voleva rivoltare l’Italia come un calzino, che è stato a lungo al governo esprimendo il premier e occupando importanti ministeri non abbia uno straccio di progettualità politica. Gli stessi ”nove punti” portati all’attenzione di Draghi sono stati un’effimera bandiera che ha ottenuto il solo risultato di mandarlo a casa. Prima decantati e poi riposti nel cassetto con buona pace di tutti. Ci sarebbe da scommettere sul fatto che nessuno dei parlamentari pentastellati è in grado declinarli tutti.
Di Calenda e Renzi si può parlare solo in termini di opportunismo. Sia pure per strade diverse, entrambi sono impegnati a lucrare al massimo la individuale rendita di posizione in sotterranea rivalità. Sono riusciti ad entrare in Parlamento mettendosi insieme come il Gatto e la Volpe e oggi fanno un’opposizione fiancheggiatrice. A conti fatti, sembrano i giullari del re in attesa di essere cooptati nel sottogoverno.
Diciamolo, la vera opposizione a questo governo è di tipo endogeno. Qui ciascuno si sente libero di dichiarare quello che gli pare senza tener conto della necessaria coesione. Il ministro della Giustizia Nordio parla a ruota libera del garantismo che ha in testa; Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, dalla prima ora ha manifestato le sue perplessità sulle limitazioni dell’uso della moneta elettronica; Licia Ronzulli, capogruppo al Senato di Forza Italia, ha avuto da ridire sull’alleggerimento delle misure contenitive sul covid; il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, in dissenso con Matteo Salvini, vorrebbe combattere l’abusivismo edilizio con provvedimenti di estrema severità; il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fazzolari si è beccato un fermo richiamo dalla premier per aver attaccato duramente la Banca d’Italia, accusata, a suo dire, di essere dalla parte delle banche private; la stessa Giorgia Meloni è stata criticata dal forzista Mulè, vicepresidente della Camera, per aver reagito stizzita alle domande dei giornalisti in conferenza stampa.
Ora, per l’opposizione essere di fronte a tanto scollamento nel governo e in maggioranza dovrebbe costituire un’opportunità per cercare di evidenziare l’incapacità e le contraddizioni interne. Quindi fare l’opposto per mostrare al Paese che c’è dall’altra parte innanzitutto un sentimento di responsabilità politica che induce all’unità d’intenti nel porsi in alternativa a tanta confusione. E invece eccoli impegnati in bisticci da cortile, dispetti bambineschi e sgomitate reciproche finalizzate a spegnere la luce degli altri per far brillare la propria. Una luce, quella di tutti, piuttosto opaca che non lascia trasparire nulla di buono per noi italiani.
Articolo di Mimmo Mirarchi da
27 Dicembre 2022