DI LIDANO GRASSUCCI
Dolcissima, che parola desueta.
Ci si ferma sempre a dolce, a dolci ma non si arriva mai a dolcissima come se volessimo cancellare lo straordinario. Fateci caso cerchiamo sempre la “delicatezza”, al bando il sale, al bando lo zucchero, al bando le spezie. Siamo un mondo “senza”, eppure abbiamo bisogno sempre di aggiungere che “levare” rende più poveri. “Senza” rete è rischio, senza…
Dolcissima fu invece la sensazione che ebbi davanti ad una lettera fatta non per lettera ma per esistere. Esistono sapide e dolci cose.
Una delle donne che ha avuto responsabilità della mia educazione diceva agli “insipidi” rispetto alla sua cucina elogiata fuori misura: “mettici il sale, verrà buono anche a te”.
Il sale, ci fecero una strada i romani, Salomone ci fece un regno, i padroni ci pagarono il tempo (il salario) a chi lo consumava con fatica.
Ora? Non sappiamo più il sapido, il dolce e non c’è dolcissima.
Eppure ciascuno di noi, prima o poi, incrocia il dolce, la dolcissima. Incrocia il rammentare che esiste un modo vivo di vivere, dove fare l’amore è più forte che respirare, cantare è più bello che tacere, suonare è più bello di ogni lamento, vedere è oltre ogni buio e nel buio si vedono le stelle.
Ecco sapide cose, dolcissime cose, sensazioni mai banali, mai “delicate”.
Il dolce ti entra dentro, ti seduce il cervello, ti fa amare l’amore come armonia nell’amare e l’amare è sempre sfrontato, oltre il “delicato” sapere di niente.
Caravaggio, Estasi
Di Lidano Grassucci da:
27 Dicembre 2022