DI BARBARA LEZZI
Nessuna sorpresa, era prevedibile perché Meloni ha sempre anteposto la salute di un’intera città e la certezza del diritto dei tarantini alla produzione di acciaio.
Lo ha sempre dichiarato e, ora che è al governo scelta dai cittadini, agisce coerentemente ma in contraddizione, questo sì, al suo preteso nazionalismo che viene umiliato ai piedi di una multinazionale indiana che potrà continuare a fare quello che diavolo vuole in territorio italiano, nella Nazione Italia che non smette di farsi trattare come una Repubblica delle banane.
Quello che rende stomachevole tutta la vicenda dell’ex-Ilva sono i sepolcri imbiancati che ora sono pronti a stracciarsi le vesti per opporsi a questa decisione che, di fatto, è la diretta conseguenza del loro agire mentre erano al governo.
La storia dell’immunità è lunga e complessa ma c’è da riconoscere che, grazie alla determinazione del gruppo Senato del M5S della scorsa Legislatura, si era eliminata malgrado la contrarietà del PD e del Presidente Conte che, invece, intendevano continuare a riconoscerla come mi fu detto dai diretti interessati davanti ad altri testimoni. Per la verità, in quell’occasione, ebbi a discutere animatamente con Conte ma, in realtà, aveva il diritto di pensarla diversamente. Non era stato lui a promettere un cambio di passo a Taranto, lo aveva fatto il M5S.
Dopodiché, la faccio breve e non ripercorro tutte le fasi che videro coinvolta la Procura di Milano, l’amministratore delegato di Arcelor Mittal che gestisce la fabbrica, Lucia Morselli, offrì al governo italiano un miliardo per andarsene. Continuerò a sostenerlo per sempre che sarebbe stata l’occasione giusta per risolvere l’annosa problematica tarantina e liberarsi da una multinazionale scelta da Calenda che poco o niente ha fatto per salvaguardare la salute degli abitanti, la sicurezza degli operai e persino la produzione. D’altronde, solo gli stolti possono negare che la strategia di Arcelor non sia quella di svuotare le fabbriche che acquista in Europa per poi primeggiare con la sua produzione. Lo ha già fatto e lo sta facendo.
L’offerta fu rifiutata da Conte e Gualtieri e la decisione non era soggetta a nessun voto in Parlamento e, quindi, Arcelor è stata riempita di soldi pubblici per continuare a impoverire e ammalare Taranto.
Lo ripeto, non ce l’ho né con Conte né con Gualtieri che hanno compiuto le loro scelte secondo il rispettivo sentire ma il M5S avrebbe dovuto reagire con forza invece fu proprio il senatore Santillo a presentare un emendamento per trasferire ad Arcelor i primi 700 milioni di euro. Frutto del nuovo corso.
Ci sarebbe da dire tanto altro ma mi fermo qui e prendo atto dell’ennesimo schiaffo in piena faccia dato a Taranto da tante mani tutte unite in nome di chissà quale ideologia o visione. E per tutti i numerosi commenti di indignazione per questo mio post, rispondo che non me frega niente perché sono una persona onesta e l’onestà non sta solo nel non rubare ma anche nell’assumersi le proprie responsabilità. Io l’ho fatto in consiglio dei ministri.
Ora, da una parte riprenderanno ad insultarmi per le mie posizioni mai cambiate e pagate a caro prezzo e dall’altra si verseranno lacrime di coccodrillo.
Concludo con un breve aneddoto. Quando con Giorgetti lavorammo per fare svolgere I giochi del Mediterraneo a Taranto (delega assegnata da Emiliano a un transfugo di destra), mi chiese:
“Ma verranno gli atleti in un luogo così insalubre?”