IL RESTAURATORE

DI AFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Volevo scrivere un pistolotto sul Papa venuto a mancare. Quello ribattezzato “emerito”. Poi ad agevolare il lavoro stamattina spulciando i giornali è spuntato un titolo, a tutta pagina, su uno degli house organ della papessa nera, che recita cosi:
<<Era il nostro Papa. Benedetto XVI è stato il custode della tradizione e un conservatore che ha difeso l’Occidente e le sue radici cristiane minacciate dall’estremismo islamico>>.
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Ecco per la Destra clericale, nera e bigotta è stato lui il vero Papa, non quello argentino.
Non poteva essere altrimenti. Ratzinger, con il suo integralismo ai limiti della superstizione, è stato un Papa che ha fatto del regressismo il suo Vangelo. Leggere per credere:
<<Nozze gay e aborto segni dell’ Anticristo>>. 
Di più << … il concetto di “matrimonio omosessuale” è in contraddizione con tutte le culture dell’umanità che si sono succedute sino a oggi, e significa dunque una rivoluzione culturale che si contrappone a tutta la tradizione dell’umanità sino a oggi>>.
E ancora: <<l’omosessualità socialmente pericolosa … la transessualità come autodistruzione>>
Altra affermazione sconcertante:
<<La Chiesa non è un’organizzazione per il miglioramento del mondo>>.
Insomma, non c’è dubbio che Ratzinger abbia studiato da cima fondo Sant’ Agostino e Hans Urs von Balthasar, Bonaventura da Bagnoregio e Henri-Marie de Lubac, al punto da elaborare un pensiero teologico, diciamo per eleganza, inattuale, restauratore.
Talmente compiaciuto dal dichiarare: <<Se un Papa ricevesse solo applausi, dovrebbe chiedersi se non sta facendo qualcosa di sbagliato>>.
Nel 2006 il Papa tedesco si supera quando nella ormai magistrale “lectio” – pronunciata nell’Aula Magna dell’Università di Regensburg – bolla l’Islam come religione <<malvagia e disumana>>. <<L’Europa, contrariamente all’America – denuncia Ratzinger, quando era solo un cardinale – è in rotta di collisione con la propria storia e si fa spesso portavoce di una negazione, quasi viscerale, dei valori cristiani>>.
A leggere, vedere e ascoltare il mainstream, in queste ore, si direbbe il contrario. Un profluvio di beatificazioni. L’Italia dell’informazione poi assomiglia a quella di uno Stato confessionale.
Ma andiamo a concludere.
Negli 8 anni di esercizio del suo magistero non mancano le macchie pubbliche, come quella del caso Williamson: il vescovo lefebvriano riammesso nella comunità cattolica da Benedetto XVI tre giorni dopo aver rilasciato dichiarazioni negazioniste sulla shoah.
Non mi voglio addentrare, invece, per mancanza di prove certe, fra le ombre gettate sul suo pontificato dallo scandalo della pedofilia nel clero. Ma chi lo accusa di “distrazione” ha le sue ragioni.
C’è un rapporto del 2021, di quasi 2 mila pagine, commissionato dalla diocesi cattolica di Monaco di Baviera, che indica Ratzinger, quando era arcivescovo di Monaco, responsabile di negligenza nei confronti di alcuni preti molestatori in 4 casi.
Insomma, la sua dipartita non può esimerci da esprimere un giudizio senza filtri, nei confronti di un uomo fuori tempo che non ha certo aiutato il mondo a migliorarsi.