DI MARIO PIAZZA
Oltre alla moda, al buon cibo e alle macchine sportive ci sono altre cose per essere orgogliosi del nostro paese. Una di esse è l’abolizione della pena di morte avvenuta ben 134 anni fa, un record assoluto macchiato soltanto dalla sua temporanea reintroduzione durante il ventennio fascista.
Sarà per questo che non mi danno pace la finalità del decreto di cui sto scrivendo ossessivamente, ovvero complicare le operazioni di soccorso delle navi ONG e allontanarle quanto più possibile dalle rotte dei migranti.
Concettualmente si tratta a tutti gli effetti di una pena di morte, certo depotenziata dalla possibilità di essere soccorsi o di riuscire a completare la traversata senza l’aiuto di nessuno, ma il principio rimane il medesimo se non addirittura peggiore.
Peggiore perché lo spegnimento di queste vite non avviene al termine di un processo per crimini orribili commessi da una persona specifica, con quel decreto la pena capitale può colpire persone sconosciute, bambini inclusi, la cui unica colpa è quella di cercare una vita migliore.
Di questo stiamo parlando, e tutte le chiacchiere sull’Europa che non collabora, sulle complicità con gli scafisti e sulla deterrenza di una traversata senza soccorsi non spostano le cose di un millimetro.
Da un governo fascioleghista potevamo aspettarcelo, ma io non riesco a non indignarmi se una simile porcheria passa sul tavolo del presidente della repubblica e davanti alle soporifere opposizioni progressiste come se si trattasse di un decreto sulle accise o sulla caccia al cinghiale.
Il ventennio è ripartito alla grande. Per essere orgoglioso mi restano soltanto il buon cibo, le belle donne e le automobili.