IL VATICANO DOPO 40 ANNI DI TUONI E FULMINI RIAPRE IL CASO EMANUELA ORLANDI

DI VIRGINIA MURRU

 

La notizia, subito ribattuta da Agenzie di stampa e quotidiani, ha fatto il giro del mondo. Il caso Emanuela Orlandi, dopo 40 anni di indagini e inquirenti impotenti davanti ad una verità troppo complessa e tempestata di misteri, è stato finalmente riaperto.

Nel 2015, il gip dietro richiesta della Procura di Roma, trovandosi ancora una volta con un pugno di mosche per mancanza di prove, decise di archiviare l’inchiesta.

E dire che le dichiarazioni di Sabrina Minardi – amante di Enrico De Pedis tra gli anni ’80 e primi anni ’90, considerata nel 2006 una testimone chiave – avevano suscitato speranze sulla risoluzione del caso. Furono indagate a suo tempo diverse persone per concorso in omicidio e sequestro di persona, ma finì tutto in fumo. Nero come la peste, su una tragedia che ha chiuso la famiglia della ragazzina scomparsa in una morsa di angoscia e attesa senza fine.  E’ giusto precisare ‘le famiglie’, dato che nel volgere di un mese e mezzo scomparvero nel 1983 a Roma due quindicenni: Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.

Pietro Orlandi, che della ricerca della sorella ne ha fatto una crociata, senza cedere mai allo scoraggiamento, ha dichiarato di essere sorpreso ma contento di questa breccia che finalmente si apre sulle mura Leonine. E tuttavia ha detto anche di avere appreso la notizia di questa svolta dagli organi di stampa, la sua famiglia non è stata assolutamente informata.

Il legale degli Orlando ha affermato di essere soddisfatta della decisione di papa Francesco, di avergli scritto un anno fa, e dopo mesi di avere avuto anche una risposta, ma di fatto senza seguito. “Da un anno abbiamo chiesto di essere ascoltati” – ha commentato al riguardo.

Inutile ripercorrere le strade dissestate e piene di chiodi di queste assurde vicende, quotidiani e web da decine d’anni hanno riempito le cronache con le traversie giudiziarie che hanno interessato la scomparsa di Emanuela e Mirella Gregori, che certo non a caso è scomparsa circa un mese prima della Orlandi.

Né i magistrati che nel tempo se ne sono occupati, insieme al personale inquirente, né gli avvocati coinvolti nel caso, sono mai riusciti a venire a capo di questa brutta storia tutta italiana, avvolta in un intrico di personaggi contorti, che hanno beccato nel silenzio come avvoltoi, ognuno con l’intento di portare acqua al proprio mulino.

Non si contano le trasmissioni televisive che hanno dedicato a queste due ragazzine scomparse tanto tempo e passione, purtroppo senza arrivare a risultati davvero concreti e risolutivi. In verità tutto inutile non è stato, perché frammenti importanti di verità sono poi scaturiti, sia pure da fonti piene di incognite. E tuttavia, ogni volta che sembrava si fosse aperto un fronte al di là del buio fitto in cui si procedeva, la verità dei fatti, con il suo capolinea, restavano interdetti, inaccessibili.

La verità in fin dei conti è stata come una porta blindata, a prova di scasso, attraverso il rumore che si è sempre fatto intorno, si poteva intercettare l’eco di quel silenzio maledetto, ovvero le bocche chiuse che pure sapevano e sanno, ma del loro tacere, di quella verità ‘indicibile’, ne hanno fatto una trincea. E nulla ha potuto chi combatteva invece per abbattere questa intransigenza. Quando l’indice è stato puntato con ostinazione sui presunti responsabili, l’alzata di scudi è stata la sola risposta: nessuno era disposto a parlare, a denunciare i colpevoli, il timore, magari, era quello di essere chiamati a risponderne in correità, perché comunque complice di una giustizia chiusa volutamente dentro il filo spinato della colpa.

Ora il motore è acceso, è stato papa Francesco a volere l’indagine, e il Promotore di Giustizia Vaticana si è messo in moto aprendo un fascicolo sulla vicenda, anche se sono in tanti a dubitare del suo buon esito. Sul Vaticano da decine d’anni ci sono i riflettori della stampa di tutto il mondo, non solo quella italiana, questa volta ci saranno fari puntati su quelle mura, e deludere chi osserva con speranza quella porta appena socchiusa, non contribuirà a chiudere il sipario sulla scena, resterà anzi più aperto che mai, con nuovi interrogativi, nuovi indici puntati in quella direzione.

Certo le continue istanze di Pietro Orlandi, la sua perseveranza nella ricerca della verità e della sorella scomparsa, sono stati determinanti per agitare un po’ le acque in quella calma immobile, opprimente.

Secondo fonti dell’Agenzia di stampa Adnkronos, il fine degli inquirenti ora è quello di riaprire tutti i fascicoli delle precedenti indagini, con segnalazioni e relativa documentazione, testimonianze e piste varie seguite nel tempo. Una luce nuova che si spera abbia poi ragione delle ombre che si sono infittite in 40 di silenzio.

Si apriranno i battenti con i dati processualmente acquisiti, si seguiranno sentieri poco illuminati, partendo da quella drammatica sera d’estate del 1983, quando Emanuela, e un mese prima Mirella, scomparvero inghiottite da un vortice di mistero.

Questa la dichiarazione rilasciata ad Adnkronos dal legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò:

“Siamo sicuramente contentissimi della riapertura delle indagini, ma è pazzesco che non siamo stati avvisati. Non sappiamo nemmeno su cosa stiano indagando, l’ultima denuncia che ho presentato è del 2019 e non ho avuto alcun cenno di riscontro. L’ultima volta che ho chiesto al promotore di incontrarlo è stato un anno fa. Magari hanno elementi nuovi loro e stanno procedendo ex ufficio, non lo so”. L’avvocato Laura Sgro, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, commenta così all’Adnkronos la decisione del promotore di giustizia vaticana di riaprire insieme alla Gendarmeria le indagini sul caso della 15enne scomparsa a Roma 39 anni fa.”

Non sembra molto ottimista l’ex magistrato Otello Lupacchini, uno dei massimi esperti del caso e della banda della Magliana, che si presume coinvolta nel rapimento delle due ragazzine romane. Sulla decisione del Vaticano di riaprire le indagini ha dichiarato: “Apertura indagini può essere scelta strategica del Vaticano”. E ha aggiunto:

“Evidentemente dobbiamo presumere che in mano al promotore di giustizia vi siano elementi nuovi e diversi rispetto a quelli esaminati. Si possono solo fare ipotesi allo stato, che lasciano il tempo che trovano. Potrebbe essere sia un modo di trovare o dar prova di collaborazione tra Stato e Chiesa ma anche un modo per mettere una pietra tombale e dire che ci hanno provato ma non se ne è tirato fuori un ragno dal buco. Potrebbe essere, quella del Vaticano, una scelta strategica in un senso o nell’altro, dunque, considerato il momento e la virulenza delle polemiche in corso”.

Chi conosce davvero il dietro le quinte di queste travagliate vicende giudiziarie e umane, dopo 40 anni di indagini, veleni, depistaggi, menzogne e tentativi di insabbiamento, non si illude, anche se per ovvie ragioni spera sempre in una svolta, in primis i familiari, che finora hanno vissuto nel tormento del silenzio.