DI MARIO PIAZZA
Saremo anche un popolo di santi e di navigatori, di mammoni e di pizzaioli, di dongiovanni e di indisciplinati ma se c’è una caratteristica che dovrebbe diventare un luogo comune nelle barzellette, come la tirchieria per gli scozzesi e la scarsa igiene per i francesi, è la nostra capacità di sopportazione.
I nostri governi possono farci di tutto, mandare liberi i delinquenti, accanirsi contro i poveri, abbandonare i malati e persino annegare i bambini ma guai, guai grossi, a scherzare col prezzo della benzina.
Credo e spero sia iniziato ieri il naufragio di Giorgia Meloni.
La fine dello sconto sulle accise e l’imperdonabile menzogna del suo programma elettorale hanno finalmente fermato il disgustoso balletto di riverenze a reti unificate che la ha accompagnata per gli ultimi due mesi.
Il malumore serpeggia anche tra le corporazioni che hanno decretato il trionfo della destra-destra. Partite IVA, tassisti, balneari, evasori, cacciatori, omofobi, sceriffi, mignottari e mafiosi quei dieci o venti euro in più per ogni pieno di benzina proprio non li vogliono pagare.
Distruggete pure la scuola, gli ospedali, l’ambiente, la solidarietà, la cultura e tutto ciò che vi pare ma il distributore di benzina è sacro e non si tocca, come il calcio e come la mamma.