“NON DIMENTICHIAMO”

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

 

E’ la cronistoria – dal ‘48 ad oggi – dei “caduti”, operai, braccianti, studenti, sindacalisti, uccisi dai fascisti, dalle forze dell’ordine e dalla mafia. Una scia di vite spezzate.

1949 – NO AL PATTO ATLANTICO

4 marzo 1949. Ore 12 e 30. Washington. Il segretario di Stato Americano, Dean Acheson è a colloquio con gli ambasciatori dei sei paesi già ammessi al “Patto Atlantico”: Canada, Gran Bretagna, Francia, Olanda, Belgio e Lussemburgo.
All’ordine del giorno: l’ammissione di Italia, Danimarca e Islanda. Per gli Stati Uniti, il Mediterraneo, deve essere considerato come un prolungamento dell’Atlantico e quindi la presenza dell’Italia in questa area geopolitica risulta indispensabile.
12 marzo. Si apre alla “Camera dei deputati” il dibattito sull’adesione all’“Alleanza Atlantica”. Palmiro Togliatti, a nome del partito comunista, presenta un ordine del giorno con il quale richiede che il Parlamento vieti l’installazione di basi militari straniere sul territorio italiano. Il paese ancora una volta si spacca in due, tra chi arde dal desiderio di entrare nell’orbita degli Stati Uniti e chi teme di finire ingoiato dalla superpotenza americana.
Il mondo del lavoro entra in agitazione.
Nelle piazze di Roma, Milano, Genova, Taranto i lavoratori dicono “No” al patto di guerra. Nella capitale durissimo intervento delle forze dell’ordine in piazza San Silvestro. Bilancio: 12 feriti e centocinquanta fermati. Dispersi dalla forza pubblica cortei anche a Firenze e a Modena.
Terni. 17 marzo. Alle dieci e trenta la sirena delle acciaierie risuona negli stabilimenti. Le maestranze abbandonano i forni. E’ sciopero contro l’adesione al “Patto Atlantico”.
<<Quegli operai che avevano difeso la fabbrica dai nazifascisti, che erano stati sotto 108 bombardamenti della guerra appena spenta, che avevano avviato la ricostruzione della fabbrica e della città uscita dalle rovine della guerra e del fascismo>>. (L’Unità, 18 marzo 1979)
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Gli operai abbozzano un corteo. Un mare di tute azzurre, punteggiato di bandiere rosse. Appena trecento metri e arriva la celere. La polizia con una decina di jeep inscena i soliti caroselli. La camionetta di testa urta un operaio, Ettore Scatolini, che cade a terra con un piede rotto. Scoppiano i primi tafferugli. I metallurgici di Terni si ricompattano. La polizia interviene con i lacrimogeni. Poi un agente si alza in piedi su una jeep e spara ad altezza d’uomo sulla folla. Una raffica di mitra.
Un attimo dopo ci sono a terra sanguinanti tre lavoratori: Luigi Trastulli, Raul Crostella e Lionello Dionioni. Luigi Trastulli, ha in corpo tre pallottole. Una gli ha forato un polmone. Dopo neanche dieci minuti muore. Luigi, operaio fresatore, ha appena ventuno anni. E’ morto davanti alla mensa operaia in viale Brin, a pochi passi dai cancelli della fabbrica. Luigi, militante del partito comunista, fa parte di una nuova leva di giovani operai.
<<Mio padre non sapeva ancora di Saigon, del Vietnam. Non conosceva ancora Johnson e Westmoreland. Ma già combatteva contro il governo di Saigon, contro Johnson e Westmoreland. Già moriva per Hanoi>>. (Alfredo Trastulli, L’Unità 17 marzo 1968)
27 marzo. Il Parlamento approva l’adesione dell’Italia al “Patto Atlantico”.
Nel suo intervento, Alcide De Gasperi nega che il Trattato preveda l’installazione di basi militari straniere in Italia. Spergiuro.
L’Italia diventa una colonia americana.