DI GIANCARLO SELMI
Di una cosa dovremmo vergognarci.
Di aver partecipato all’approvazione e di aver messo la firma, sulla “schiforma” Cartabia, pur di restare in un governo fatto di quel materiale organico puzzolente che tutti conoscono, forse uno dei peggiori della storia.
Oggi delle devastazioni che produce e produrrà la riforma, ma siamo solo all’inizio, se ne accorgono tutti. Interessante rilevare le differenze nei titoli e nei ragionamenti dei giornalacci italiani, fra oggi e l’anno scorso. E fa bene Travaglio a dire che l’autrice della riforma ed il suo Presidente, fossero due pippe.
Certo uno più di tutti dovrebbe essere il primo a vergognarsi, quel Di Maio che a quei tempi teneva tutto il Movimento sotto tutela e preso per le orecchie. Secondo me uno dei peggiori soggetti che abbia infestato la politica in Italia. Gli eventi successivi lo hanno dimostrato. Ed occorre rendersi conto che il pannicello caldo delle modifiche richieste da Conte abbia evitato solo di rendere più nera la notte per effetto della riforma.
D’altra parte, nel paese delle mafie, che il subordinare alla querela di parte la procedibilità su reati gravissimi, portasse alla impunità, si doveva prevedere. Non c’era bisogno di chiedere un giudizio a Calamandrei, qualora fosse stato vivo. Bastava chiederlo e fidarsi di quello di Gratteri. E Gratteri lo aveva, peraltro, dato. Negativissimo.
Pensare che la vittima di un “sequestro non aggravato”, o di lesioni ricevute da un mafioso, fosse disponibile a querelare, non è ingenuità.
È malafede.