INIZIA OGGI IL WORLD ECONOMIC FORUM 2023, ATTESI 52 CAPI DI STATO

DI VIRGINIA MURRU

 

E’ appena iniziato a Davos, in Svizzera, l’annuale appuntamento con i capi di Stato o di governo, al fine di fare il punto sull’economia globale, quest’anno caratterizzata da una critica situazione geopolitica, in uno scenario fortemente condizionato dal conflitto in Ucraina. L’Italia sarà rappresentata dal ministro dell’Istruzione Valditara.

Rispetto ad un anno fa l’economia mondiale ha subito un notevole rallentamento, e nel 2023 si rischia la recessione, a causa del clima destabilizzante innescato dalla crisi geopolitica, alla quale è seguita quella del settore energetico. A cominciare dalla primavera del 2022, infatti, questo quadro d’instabilità ha determinato una sorta di escalation involutiva nei confronti dei rapporti con la Russia e del suo establishment politico. E non solo sul versante dei rapporti internazionali, ma anche commerciali per quel che concerne l’equilibrio che si era instaurato negli anni con gli scambi, tra import ed export.  Le sanzioni comminate dall’Ue e dagli Usa, a causa dell’invasione dell’Ucraina, messa in atto dal Cremlino, hanno scatenato ritorsioni sulle forniture di gas e petrolio, in particolare verso i paesi europei, i quali sono stati forzati a ridurle di circa l’80%.

Il settore energetico per l’Europa è di fondamentale importanza per ovvie ragioni, alimenta in primis l’industria, le restrizioni pertanto hanno messo a dura prova i governi Occidentali, che hanno dovuto ripiegare su altre fonti alternative per tenere sotto controllo gli stoccaggi.

Alla crisi del settore energetico è seguita l’esplosione dei prezzi, e un’inflazione il cui tasso è letteralmente schizzato nel volgere di un anno. La Bce e la Fed hanno cercato di controllare il fenomeno attraverso una politica monetaria basata sul rialzo dei tassi d’interesse, stretta che col tempo mira a riportare l’andamento inflattivo sotto controllo. A Davos, in collegamento da remoto, parteciperà anche il presidente dell’Ucraina, Volodomir Zelenski.

Mentre l’Europa fatica in questo contesto d’incertezza a riprendere quota, e sembra avere acquisito una fragilità preoccupante, sulla deriva della crisi energetica, gli Usa reagiscono agli squilibri sul piano internazionale con decisi interventi di politica economica e monetaria, ma anche negli States le difficoltà restano.

In Asia e nei Paesi emergenti si presentano prospettive diverse. In Cina è previsto un discreto calo del Pil, dovuto anche all’emergenza sanitaria tuttora in atto, che ha sottoposto il governo del dragone ad un pressing non indifferente, al fine di fronteggiare l’esplosivo diffondersi del virus, attraverso misure straordinarie che hanno richiesto un notevole impiego di risorse finanziarie. Tuttavia, i paesi asiatici nel 2023 dovrebbero seguire un trend di crescita positivo: si prevede una crescita aggregata intorno al 4%.

La crisi segna una linea di demarcazione netta quindi in Occidente, e in genere nei Paesi sviluppati, dove si prevede una contrazione nel settore industriale e in quello dei consumi, associata alla crisi energetica. Il 2023 sarà un anno di lotta contro l’inflazione in particolare, ma anche il tasso di occupazione subirà una flessione, nonostante le misure avviate dai governi a favore delle imprese in questo versante. Si sono innescati degli autentici shock, direttamente collegati ai costi dell’energia, che hanno subito aumenti vertiginosi, non semplici da controllare, nonostante gli interventi degli esecutivi in tale direzione, sempre a favore di famiglie ed imprese.

Sono scenari analizzati a Davos dal Chief Economists Outlook, ossia una survey che comprende i responsabili delle maggiori Istituzioni finanziarie e aziendali. Secondo le loro analisi, la recessione globale è fortemente probabile. Lo sguardo critico è particolarmente severo nei confronti dell’Europa, la cui economia è stata messa a dura prova dalle carenze energetiche, causate dagli interventi ‘punitivi’, ovvero ritorsioni, dell’entourage politico di Mosca.

Si tratta di un quadro economico in parte già analizzato dall’Ocse nell’ultimo trimestre 2022, il cui Outlook, a novembre, prevedeva una crescita mondiale in flessione. L’economia mondiale nel 2023 sarebbe passata dal 3,1% dell’anno appena trascorso, al 2,2% di quello in corso, per poi riprendere quota nel 2024, con un Pil previsto al 2,7%. L’Ocse, a novembre 2022, precisava tuttavia che lo scenario previsto dall’Organizzazione non riguardava propriamente una recessione globale, ma piuttosto un rallentamento.

Quest’anno il Meeting a Davos si svolge in presenza, l’ultimo risale al 2020. Nella prestigiosa località svizzera si alterneranno i big della politica dell’Ue, da Von der Leyen a Metsola, e diversi Commissari. Da oggi fino a venerdì si attendono circa 2700 leader provenienti da 130 Paesi, fra i quali Olaf Scholz, Pedro Sanchez ed altri. Per l’Italia, oltre al ministro dell’Istruzione, saranno presenti top manager, esponenti dell’imprenditoria e altre personalità del mondo economico e finanziario.