MATTEO MESSINA DENARO: INACCETTABILE UN FINALE A “TARALLUCCI E VINO”.

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

 

Il giro di affari delle mafie italiane ammonta a 33 miliardi di euro. Una cifra enorme che fa della mafia, una dei primi comparti economici del Paese.

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Ancora c’è gente che identifica la mafia con le coppole, con i Riina, i Provenzano, i Messina Denaro. Ridicolo.
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Fotogramma da il film “Il Padrino”
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Solo fare emergere 33 miliardi, trasformarli in beni, in attività, in liquidità spendibili, suppone complicità ad altissimo livello nel mondo della finanza, dell’industria, della politica.
La parte della mafia della quale non è possibile parlare, non è possibile identificare, in nome della quale si sono compiute le stragi del ’93 a Firenze, Roma e Milano, è la cosiddetta “zona grigia”. Le indagini in corso sulle stragi richiamano sempre più insistentemente la presenza, nell’effettuazione delle stragi sul continente, fuori dalla Sicilia, “entità esterne”.
Pezzi dello stato, settori della destra eversiva (la presenza di Stefano Delle Chiaie nei luoghi delle stragi è ormai ritenuta certa) e servizi segreti.
Arnaldo La Barbera, autore del depistaggio “Scarantino”, capo della squadra mobile e poi Prefetto di Palermo era, secondo molti collaboratori, a libro paga delle cosche e sicuramente legato ai “servizi“. La presenza dei “servizi” diventa sempre più verosimile.
D’altra parte siamo sicuri che Messina Denaro conoscesse l’Accademia dei Georgofili? Chi fu il regista vero delle stragi? Siamo sicuri che ci fosse un solo telecomando nella strage di Capaci? Ha dubbi perfino Brusca che, anzi, narra di una sua esitazione e che, nonostante la sua esitazione, l’esplosione avvenne ugualmente. Infine la destabilizzazione del Paese, che le stragi perseguivano e che non era un obiettivo dei mafiosi, anzi, chi e quali parti politiche favoriva? Qual era il progetto che le stragi realizzavano?
Le risposte a tutto ciò, le conosce Messina Denaro. Ha un patrimonio stimato in oltre 4 miliardi di Euro. Quali sono i suoi rapporti con la politica? Quanto ha inciso nelle elezioni? È, come dice Scarpinato, un mafioso diverso e legato al potere politico ed ai servizi segreti, in una sorta di “super cupola”? Chi si è occupato di proteggerne la latitanza? Sono i medici e gli infermieri e la “gente”, come il mainstreem vorrebbe farci credere o, molto più verosimilmente, chi lo ha protetto è seduto in Parlamento o su seggiole ancora più prestigiose?
È notoriamente legato agli ambienti della Massoneria ed a logge massoniche segrete. Numerose nella Provincia di Trapani. E i massoni, si sa, sono dappertutto.
Queste sono le cose che dovranno essere indagate, a queste domande il suo arresto dovrà contribuire a dare risposte.
Se dovesse chiudersi tutto a tarallucci e vino, come accadde con Riina, epilogo facilitato dalla mancata perquisizione del suo covo, qualcuno ci avrà preso, un’altra volta, per il culo.