LA RISPOSTA DI CONTE, IN PARLAMENTO, AL MINISTRO NORDIO SULLA “NUOVA GIUSTIZIA”

DI SALVATORE GRANATA

REDAZIONE

 

Chiudo in bellezza, dopo Scarpinato, De Raho e Travaglio.
Stamattina, prima di pranzo, è arrivata anche la risposta del presidente Conte alle comunicazioni sull’amministrazione circense della giustizia da parte del ministro Nordio.
Non si vedeva una carrellata di legalità, lezioni di etica pubblica e di come si sta al mondo, in faccia a un guardasigilli dai tempi di Gasparri premier. Cioè non si è mai vista.
Dopo che Nordio ha pronunciato le linee fantasiose del suo dicastero (limitazioni alle intercettazioni e spending review, riduzione dei tempi del processo e digitalizzazione con i fondi del PNRR, riforma dei codici e situazione nelle carceri), durante le dichiarazioni di voto dei deputati, la critica più dura è arrivata dal presidente del Movimento 5 stelle con una bordata di esordio dritta tra capo e collo:
“Questo governo, combinando insieme propositi e azioni già realizzate, restituisce una visione delle giustizia preoccupante, distorta rispetto ai principi costituzionali, una visione di disuguaglianza dei cittadini davanti alla legge”.
Poi, Conte, in un passaggio sulla notizia della settimana, ovvero la cattura di Matteo Agrigento Soldini, ha detto:
“Qualche esponente di maggioranza ha tentato di rivendicare il merito dell’arresto di Messina Denaro. Se vogliamo essere precisi, dobbiamo riconoscere che l’operazione non è stata portata a termine con le politiche di questo governo che, anzi, sta depotenziando presidi di legalità e strumenti di indagine contro mafia e corruzione”.
Per il professore, e per mezza Italia col cervello, l’arresto del boss di cosa nostra non deve avere colore politico.
Successivamente, Conte ha sollevato dei dubbi sull’efficacia dell’azione dell’esecutivo nel contrasto alla criminalità organizzata:
“Chi si batte contro le mafie rischia di trovarsi ora con armi spuntate a scarponi da risuolare”
E ricordando l’83esimo compleanno di Borsellino, ha ripreso alcune sue parole:
“Lui diceva sempre che la guerra alla mafia non doveva conoscere pause, eppure di pause ne stiamo registrando tante”.
Proseguendo, il presidente ha ripreso una frase controversa di Nordio, nella quale il guardasigilli dichiarava sostanzialmente che i boss della criminalità organizzata non scambiavano informazioni rilevanti al telefono:
“Un mese fa lei ha colpito l’opinione pubblica con la famose espressione ‘un mafioso vero non parla né al telefono né al cellulare’. Una dichiarazione del tutto improvvida per chi siede in quel dicastero, il punto più basso della sua improvvida crociata contro le intercettazioni. Da ultimo ha provato a correggere il tiro, ma la sua precisazione non prefigura un ravvedimento, bensì una toppa peggiore della lacerazione. Anche nella replica di oggi c’è una deficitaria comprensione del fenomeno mafioso. Signor ministro lei è in una posizione in cui non può cambiare idea ogni giorno. A Meloni e Nordio voglio ricordare che la mafia non si serve più delle bombe ma delle mazzette, e non ci giriamo intorno, è il momento per chiarirlo: le intercettazioni sono previste per tutti i reati sopra i cinque anni di pena, siamo d’accordo si o no?”
Dopo le randellate morali e di competenza giudiziaria, Conte, sempre sulle limitazioni alle intercettazioni a cui punta l’esecutivo meloni, ha garantito:
“Continueremo ad ostacolare, con tutte le nostre forze, le misure con cui state continuando a rendere la vita più facile a corrotti e corruttori”.
E in chiusura dopo aver incalzato il governo sul cosiddetto decreto rave party (“È una delle norme più illiberali, più scombinate degli ultimi decenni. Una norma da Stato di polizia”), il leader pentastellato ha redarguito Nordio per il linguaggio usato in Aula:
“Caro ministro Nordio lei ha usato espressioni pesanti, ha detto che ‘il Parlamento non può essere supino dei pm’. In questo parlamento ci sono opinioni diverse ma siamo tutti teste pensanti e raziocinanti. La invito, ministro, a esprimersi in modo più consono. Le posizioni del M5s sono espressione di una profonda cultura che si avvale anche dell’esperienza sul campo di persone che hanno combattuto la mafia una vita intera, a loro rischio e pericolo”.
Cosa aggiungere?
Niente vostro onore, la seduta è tolta.
Anzi sì…mi scusi. Qualcuno ricomponga il ministro, ritrovato nel suo ufficio, a fine giornata, in modalità cannolo scomposto.