DI CLAUDIO KHALED SER
Io amo l’Algeria.
Io amo il Popolo algerino.
Io NON amo il Governo algerino.
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Chiunque conosca, anche solo marginalmente l’Algeria, non può non esser stato colpito dalla bellezza del Paese e dalla fierezza dei suoi abitanti.
Un Popolo orgoglioso delle sue radici, responsabile e attento nei rapporti sociali, che vive “oltre” le rigide regole imposte dal Governo.
La politica algerina, sia quella interna che quella verso gli altri, é anti democratica e in palese contrasto con ogni forma di Libertà.
Ma il Pensiero, si sa, é libero, e le autorità non possono fermarlo in alcun modo.
Nonostante le continue repressioni.
Ne sa qualcosa Ihsane el-Kani, ultimo giornalista (di 11) arrestato per aver osato criticare il Governo e condannato senza un regolare processo dove gli é stato perfino proibito di partecipare per difendersi.
Ne sanno qualcosa le MIGLIAIA di Persone, catturate durante il loro viaggio della speranza verso la costa algerina, caricati sui camion e trasportati nel deserto ad Assamaka, al confine col Niger e abbandonati senza viveri e con minime possibilità di sopravvivenza.
Ne sanno qualcosa le Organizzazioni (clandestine) LGBT che lottano invano per il riconoscimento dei sacrosanti Diritti, giornalmente rasi al suolo.
Chi non ne sa nulla di tutto questo é la Meloni ed i suoi Compagni di merenda.
Dopo la visita di Tajani e Piantedosi a Tunisi con la richiesta di fermare ad ogni costo le fughe, infischiandosene delle cause delle stesse, abbiamo assistito al “cordiale colloquio” tra lo stesso Tajani ed il soldatino egiziano al-Sissi, durante il quale il faraone ha espresso “piena e completa collaborazione” per la ricerca della verità sull’omicidio Regeni e sulla carcerazione di Zaki.
Tajani gli ha creduto e si é complimentato.
Non ho parole.
La Meloni, ha giudicato il Governo algerino, “partner affidabile e di assoluto rilievo”.
Parlava di soldi ovviamente, perché se c’é qualcuno di criminale, di non-affidabile é certamente il Governo d’Algeri.
Ma i soldi coprono tutto, perfino la cacca.
Coprono i continui blitz in terra Saharawi, compiuti non per difendere il Popolo del Deserto, ma per contrastare il Marocco e appropriarsi di territori che quest’ultimo rivendica come propri.
Una guerra fra ladri, perché il Saharawi é un Popolo ed una Terra che nulla ha a che fare con questi due.
Ma anche con la Tunisia, i rapporti non sono idilliaci.
Nonostante i proclami di amore smodato.
I confini tra Chott el-Gharsa (lato tunisino) e Chott el-Khalla (lato algerino) sono sempre in fibrillazione.
A parte le escursioni dei contrabbandieri e dei predoni, é una rotta seguita dai Migranti.
Una strada monitorata dall’esercito algerino che ha come scopo impedire alle Persone di raggiungere le coste algerine ma di dirigersi su quelle tunisine.
Io ho incontrato diverse volte questi gruppi di Migranti, ascoltato le loro (dolorose) storie e accolto le residue speranze di vita.
Sullo sfondo delle parole, le canne dei fucili algerini.
I militari che governano il Paese, hanno conservato come Presidente un uomo in stato vegetativo per anni (Abdelaziz Bouteflika) e sostituito con un altro qualsiasi (Abdelmadjid Tebboune) che ha il compito d’obbedire ai diktat della giunta.
E questi sarebbero gli “affidabili”.
Sono certo che prima o poi, il Popolo algerino troverà la forza per ribellarsi.
A loro il coraggio non manca.
E non sarà una “primavera” come quella tunisina.
Qui i gelsomini fioriranno per davvero.
Ma a noi, cosa importa ?
Avremo il gas.