DI VIRGINIA MURRU
La crisi del settore energetico ha fatto distogliere l’attenzione da quel bicchiere mezzo pieno sul quale ancora può contare l’economia italiana, a cominciare dai dati positivi del Pil che hanno permesso di chiudere il 2022 con risultati quasi lusinghieri.
Uno spiraglio di ottimismo, dunque, malgrado i costi penalizzanti dell’energia, l’aumento dei prezzi delle materie prime e il fenomeno inflattivo come spina sul fianco dell’economia del Paese.
Lo afferma l’analisi dei dati elaborata dall’Ufficio Studi Cgia di Mestre, la quale mette in rilievo il fatto che l’Italia, nell’anno che si è da poco concluso, “ha sbaragliato gli altri Paesi in ambito Ue, dimostrando che la crisi pandemica è ormai alle spalle.”
Il Pil in sostanza è aumentato del 2,6%, praticamente il doppio rispetto alle più blasonate economie dell’area euro, ossia Francia e Germania, e superiore alla media tra i Paesi dell’Unione, che è stata pari al 2,3%. Risultati da record se si considera il difficile quadro congiunturale, l’instabilità generata dalla situazione geopolitica in atto, e daI tanti altri aspetti vulnerabili.
Certamente, fa notare Cgia, l’anno in corso sarà tutt’altro che semplice da governare, sul versante economico in particolare, e tuttavia dovremmo contare su pilastri che negli ultimi anni sono stati rafforzati in vista degli scenari avversi sul piano globale.
Si va avanti con fiducia, rispetto agli anni più critici dell’emergenza sanitaria, specie se si pensa che nel 2020 il calo del Pil è stato del 9%. Secondo l’Ufficio studi Cgia, allargando l’arco temporale di osservazione, e mettendo a confronto il terzo trimestre 2020 con quello 2022, il Pil è aumentato del 7,5%, quasi il doppio anche qui rispetto alle migliori economie europee.
A fare da traino alla ripresa ci sono state l’industria e i servizi, specie se si pensa che oltre il 70% del Pil italiano è legato ai servizi, tra i quali la Pubblica Amministrazione, Commercio, servizi alle imprese e alle persone, turismo. Nei primi 9 mesi del 2022 la ricchezza nazionale, sempre secondo gli studi Cgia, è aumentata del 4,4%, il fatturato relativo ai servizi del 15,3%, e quello dell’industria del 19,4%. Nelle costruzioni la produzione è risultata in aumento del 14,1%.
Senza trascurare il settore manifatturiero, nel quale sono in rilievo i dati concernenti l’incremento della produzione di prodotti tecnologici, +7,4%, dei petroliferi, +8,4%, farmaceutici, +8,7%, e infine il settore tessile-abbigliamento, +9%.
Purtroppo, le previsioni per il 2023 non sono altrettanto rosee: sempre per ragioni riconducibili all’incertezza geopolitica internazionale, difficilmente si potranno replicare i dati positivi del 2022.
E tuttavia, ad incentivare l’orgoglio per i risultati ottenuti nel 2022, ci sono anche le considerazioni di Fabrizio Guelpa, Responsabile di servizio a Intesa Sanpaolo, il quale sostiene che “per la crescita delle nostre aziende sono stati cruciali gli investimenti, in particolare nell’area digitale. Le aziende italiane – aggiunge – hanno puntato molto agli Usa e alla Germania, Paesi che presentano economie molto forti sul piano globale.”
Ma c’è da sottolineare che l’Italia vince comunque nel 2022 la partita sull’export con la Germania, ad affermarlo è ancora un esponente di Intesa Sanpaolo, il presidente Gian Maria Gros, il quale sostiene al riguardo: “La nostra economia va molto meglio di quanto fosse stato previsto, almeno secondo i previsori ufficiali. Si diceva che il 2022 sarebbe stato un anno pessimo, invece, siamo cresciuti in termini di export del 3,8%, ossia più della media europea, nonostante fossimo stati colpiti più degli altri Paesi dalla pandemia.”