DI ENZO PALIOTTI
“Ancora tuona il cannone
Ancora non è contenta
Di sangue la bestia umana
E ancora ci porta il vento
E ancora ci porta il vento”
Francesco Guccini
Sono poche parole ma, oltre a riportarci indietro di 78 anni, interrogano la coscienza di chi quelle parole sta interpretandone il senso.
La civiltà avrebbe dovuto stamparle nella mente in modo perenne per non ritornare a piangere chi è stato spinto in quel vento, a chi dopo 78 anni ci vuole riportarlo quel “vento”. E questo non è che l’ultimo “vento” in ordine di tempo che la “bestia umana” ci ha portato.
Lungo questi 78 anni quanti ne abbiamo pianti di donne, vecchi, bambini, uomini ridotti a “vento”? Troppi. E più si va avanti più si mettono a tacere le coscienze e si riprende ad ammazzare, come se niente fosse accaduto e in nome di cosa? Di niente, solo per sete di potere, di dominio di uomini su altri uomini.
Si ritorna a parlare di razze, di diversità di genere, di sesso, di colore di pelle, di religione. E senza neppure il timore che quello che sta accadendo in questi giorni, ormai è quasi un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, possa prendere una piega per cui quel “vento” possa soffiare talmente forte che potrebbe portare via l’umanità intera e per sempre.
Non si sentono più parole di pace, tentativi per far cessare questa ulteriore strage, questo ennesimo olocausto. Ora parlano di nuovo i cannoni, e quella canzone ci appare non più come un’invocazione ma come un presagio, un presagio che conferma che la “bestia umana” non è cambiata, anzi è peggiorata perché alla sete di potere, a quella di dominare Paesi interi si è aggiunta la sete di denaro. La vendita di armi pare stia diventando più importante dei beni di prima necessità.
Oggi celebriamo la giornata della Giornata della Memoria, in spregio a chi, 78 anni dopo, cade ancora sotto il fuoco delle armi, un’offesa alla giornata stessa che avrebbe dovuto insegnarci il contrario di ciò che accade nel mondo tutti i giorni.
Foto dal film: Schindler list
