IL DITO E IL CODICE DELLA STRADA

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Una qualsiasi legge che non si è capaci di far rispettare non è una legge, al massimo può essere considerata un consiglio, un suggerimento.

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La prova più evidente e tangibile di questa affermazione di ispirazione “decrescenziana” è di gran lunga il Codice della Strada, quello che il diversamente intelligente ministro Salvini si appresta a modificare come se facesse qualche differenza per chi sfreccia a 100 all’ora in città se il limite imposto è di 50 oppure di 30.
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La demagogia è esattamente questo, ignorare la realtà oggettiva per ottenere consensi basati unicamente sull’emotività. La realtà ci dice forte e chiaro che pochissimi dei circa 200.000 incidenti stradali annui avviene senza che ci siano state una o più trasgressioni delle norme vigenti, e più l’incidente è grave e più sono gli articoli del codice violati impunemente. Lo stesso discorso vale per l’inasprimento delle pene, che razza di deterrente è se il colpevole ha la certezza quasi assoluta di farla franca?
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Io, lo confesso pubblicamente come potrebbe fare probabilmente chiunque di voi, sono uno dei trasgressori. Le leggi per loro natura devono essere a prova di stupido e a nessuno piace ritenersi tale, per questo in assenza di qualsiasi controllo decido io quale sia la velocità ragionevole da tenere in base alle condizioni della macchina, della strada, del traffico e delle condizioni atmosferiche ma io sono un anziano di grande esperienza, non un ragazzo di vent’anni magari esaltato dalla compagnia, dalla musica a palla e da quel senso di immortalità proprio della gioventù.
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Di demagogia si muore, i diversamente intelligenti dovrebbero occuparsi dell’assenza di controlli invece di confutare la congruità dell’esistente reinventandosi l’acqua calda.