DI ALFREDO FACCHINI
30 gennaio 1972. A Derry, in Irlanda del Nord, un battaglione di paracadutisti britannici spara durante una marcia di protesta: 14 i morti. Sono tutti cattolici. In 6 hanno solo 17 anni.
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Almeno 5 tra le vittime vengono colpite alle spalle, mentre fuggono dai colpi sparati dal “Parachute Regiment”.
E’ domenica. 14.45. A Bogside, Derry, in 50 mila rispondono all’appello del “Northern Ireland Civil Rights Association”. Quando la marcia arriva a Creggan, i “paras” inglesi sparano sulla gente disarmata. Nessun soldato britannico infatti riporta una ferita che sia una. È una carneficina.
Dopo la strage vengono istituite due commissioni d’inchiesta che non portano a nessuna condanna. Come è sempre. Derek Wilford, il comandante del battaglione assassino, viene addirittura decorato cavaliere dalla regina Elisabetta II.
Gli anni che precedono la “Domenica di sangue” a Derry, furono segnati da una feroce contrapposizione tra i protestanti unionisti, discendenti dei coloni britannici e i cattolici discendenti dagli antichi irlandesi.
I primi, appoggiavano l’appartenenza al Regno Unito, (Inghilterra, Scozia e Galles), mentre i secondi rivendicavano la riunificazione dell’Irlanda del Nord con quella del Sud.
La cittadina di Derry negli anni ‘70 diventa il simbolo di questo braccio di ferro. Nonostante ci fosse una nutrita maggioranza cattolica nazionalista, le circoscrizioni erano organizzate in modo tale che a Derry fosse sempre garantita ai protestanti la maggioranza nell’assemblea cittadina. Una condizione inaccettabile per i cattolici irlandesi.
A peggiorare irrimediabilmente il clima ci pensò poi l’esercito di occupazione britannico, avviando nel 1971 la cosiddetta “Operazione Demetrius”, che prevedeva la possibilità di arrestare chiunque fosse sospettato di essere membro dell’IRA (Irish Republican Army). Oltre 340 persone vennero imprigionate senza un regolare processo.
14 arrestati furono selezionati per un “trattamento speciale”.
Trasferiti in un centro segreto vennero sottoposti a pestaggi, minacce di morte e a “raffinate” tecniche di tortura. Ma è una vicenda che meriterebbe una storia a sé.
Una “Guantanamo” ante litteram.
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SUNDAY BLOODY SUNDAY U2
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Domenica, sanguinosa domenica
Domenica, sanguinosa domenica
Domenica, sanguinosa domenica
E la battaglia è appena iniziata
ci sono molti perdenti,
ma dimmi chi ha vinto
la trincea è scavata nei nostri cuori
e madri, bambini, fratelli, sorelle.