DI LEONARDO CECCHI
Ho sempre creduto che l’immensa, travolgente forza di questa destra fosse la sua innata capacità di accusare gli altri, con violenza estrema, di ciò che essa stessa fa. Lì la sua enorme potenza: trasporre sugli altri le proprie colpe. E aizzare sugli altri la gente.
Di questo modus operandi, Donzelli ieri ci ha dato un “magnifico” esempio.
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Pur essendo coordinatore di una formazione che oggi ha il record nazionale per infiltrazioni mafiose, con decine di soggetti arrestati e processati per ndrangheta e mafia e persino clan rom (senza contare reati minori, corruzione, riciclaggio e altre belle cosine), ha accusato la sinistra di esser dalla parte della mafia. Con estrema nonchalance. Come se fosse scontato.
Chiunque altro, non ce l’avrebbe fatta. Perché a chiunque non dotato di quella capacità salirebbe un groppo in gola all’idea di accusare altri di stare con la mafia, se guardandosi dietro si rendesse conto di avere un pezzo di classe dirigente dietro le sbarre. Quel groppo, si chiama dignità.
A Donzelli no. A Fratelli d’Italia no.
Lo fanno da sempre.
Su ogni tema, elemento, fatto.
Aggredire, aggredire, aggredire, con quanta più ferocia possibile.
Quando gli italiani se ne renderanno conto e apriranno gli occhi, torneranno al 3%