DI MICHELE MARSONET
Il viaggio di Stoltenberg, segretario Nato sempre uscente ma sempre lì, ora in Corea e Giappone. Trovati i nemici, Russia in guerra aperta e Cina come ‘sfida sistemica’ da adesso al futuro, tutto a lettura americana, ora gli alleati fidati servono sempre più armati, e le vecchie armi da riciclare subito per gli arsenali occidentali svuotati dall’idrovora bellica Ucraina
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La Nato planetaria americana
La visita, attualmente in corso, del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in Corea del Sud e Giappone, lascia intravedere molto bene la strategia dell’Alleanza. Nata in piena Guerra Fredda per contrastare l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia, negli ultimi anni la Nato ha via via allargato il suo raggio d’azione su ispirazione americana.
Ne è prova l’intervento, per fortuna non ancora diretto, in Ucraina dopo l’invasione putiniana. Ma è un dato di fatto che i vertici dell’Alleanza e gli Stati Uniti erano interessati all’Ucraina ben prima della suddetta invasione, fornendo a Kiev un supporto militare e di addestramento che si è poi rivelato prezioso per combattere le truppe di Mosca.
Nato moribonda risorta contro Russia e Cina
Se si rammenta che pochi anni orsono alcuni leader occidentali – con Macron in testa – consideravano la Nato più o memo defunta, il cambiamento è sorprendente e, soprattutto, gravido di conseguenze.
E’ chiaro che Stoltenberg e i vertici di Washington vedono nell’Alleanza Atlantica un ottimo strumento da utilizzare contro le due grandi autocrazie dei nostri giorni, Federazione Russa da un lato e Repubblica Popolare Cinese dall’altro. L’impegno contro i russi è già evidente non solo In Ucraina, ma anche nell’intera Europa Orientale e in Asia Centrale, dove le Repubbliche ex sovietiche si stanno sempre più distaccando da Mosca.
Da Mosca a Pechino e Nato anti cinese
Tuttavia chi guida la Nato prende molto sul serio l’alleanza strategica (in realtà un po’ vacillante) tra Mosca e Pechino, e ha deciso di conseguenza di avere un ruolo più incisivo anche nella deterrenza anti-cinese. In quest’ottica si spiega la visita di Stoltenberg nella Corea del Sud, preoccupata dall’attivismo “missilistico” del giovane dittatore nordcoreano Kim Jong-un.
Seul ha finora appoggiato l’Ucraina in modo convinto ma “morbido”. Stoltenberg vorrebbe che fornisse a Kiev armi avanzate, come ha del resto già fatto con la Polonia. Basandosi sull’appoggio di Pyongyang alla Russia con la fornitura di missili e munizioni, il segretario Nato ha invitato Seul a svolgere un ruolo analogo nell’armare Kiev.
Più armi orientali per tutti
Ancora più importante è la visita in Giappone, Paese molto vicino agli Usa. Stoltenberg visiterà la grande base aeronavale nipponica di Iruma, e sicuramente non dovrà faticare molto per convincere il governo di Tokyo a svolgere un ruolo molto più attivo nel contenimento militare della Repubblica Popolare. Nonostante le pulsioni pacifiste di una parte consistente della popolazione, il Giappone sta infatti procedendo a un riarmo accelerato.
Si noti, tra l’altro, che anche l’Italia, in accordo con Giappone e Regno Unito, ha aderito al nuovo partenariato trilaterale di difesa e sicurezza chiamato “Global Combat Air Programme”. Esso prevede, tra le altre cose, lo sviluppo di un aereo da caccia di nuovissima generazione (il Tempest”) entro il 2030.
Aria di “Tempest”
Risulta insomma chiaro il progetto Nato di contenere l’espansione russa e cinese in qualsiasi parte del mondo, una conseguenza che probabilmente Putin e Xi Jinping non avevano previsto nell’atto di firmare il loro patto di alleanza “senza limiti”.
Per quanto riguarda le nazioni europee, tuttavia, si pongono subito dei problemi. Quasi tutti stanno procedendo all’aumento delle spese militari auspicato congiuntamente da Stoltenberg e Biden.
Non si capisce però come esso possa essere in linea con i continui richiami all’austerità e alla riduzione del debito che giungono da Bruxelles e da alcuni Stati membri, per esempio i tre piccoli Paesi baltici. Qualcuno, alla fine, dovrà pur spiegare come risultino compatibili la riduzione del deficit e l’aumento delle spese militari.
Articolo di Michele Marsonet, dalla redazione di
1 Febbraio 2023
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