DI ANTONELLO TOMANELLI
Ciò che molti sospettavano è ora avallato da quello che è considerato il più grande giornalista investigativo vivente. La Casa Bianca avrebbe delegato la CIA a sabotare lo scorso settembre il Nord Stream, mandando una squadra di bombaroli a piazzare le potenti cariche esplosive sottomarine fin da giugno.
Tutti noi ricordiamo le prime reazioni USA al verificarsi dell’infame attentato, che ha posto fine ai rifornimenti del gas russo a tutta l’Europa, e con essi alla sua crescita. Sono stati i Russi a farlo, tuonò l’indomani Washington. Insomma, come se qualcuno stuprasse una donna, avendo poi la faccia tosta di accusare suo marito della violenza.
Seymour Hersh è da sempre una spina nel fianco degli USA. Fu lui a denunciare la strage del villaggio di My Lay, dove più di 500 civili vietnamiti, per lo più donne e bambini, furono massacrati dalle truppe americane l’11 marzo 1968, esattamente dieci anni prima della strage di via Fani. Fu lui a far scoprire nel 2004 le torture dei soldati americani sui prigionieri irakeni di Abu Graib. E fu sempre lui a far sapere al mondo che l’attacco chimico sulla città siriana di Ghuta dell’agosto 2013 non fu condotto dall’esercito regolare di Assad, ma dai ribelli. Un false flag che giustificò la reazione USA contro la Siria.
La Casa Bianca ha negato decisamente ogni coinvolgimento in quella che non è possibile definire diversamente da azione terroristica. Anche se l’inchiesta ufficiale non ha trovato alcun elemento che potesse dimostrare un coinvolgimento della Russia, diversamente da quanto sostenuto e auspicato dagli USA.
Ma siccome Hersh è un monumento vivente, impossibile fargli qualcosa. L’unica arma in mano agli USA per confutare la versione di Hersh sarebbe l’utilizzo di una tecnica riesumata anche di recente e che a volte torna utile, quando va neutralizzato un personaggio scomodo: quella dell’età avanzata. Hersh ha 86 anni, quindi sarebbe facile sostenere che le sue sono le farneticazioni di un vecchio rincoglionito, nonostante vanti un premio Pulizer, che è la massima onorificenza giornalistica, istituita dagli stessi USA.
Nell’attesa di conoscere le sorti della salute e della reputazione di Seymour Hersh, si impone una semplice e brevissima riflessione, in aiuto di coloro che continuano a mantenere una posizione di sconcertante accondiscendenza nei riguardi di questa guerra.
Come si fa a parlare degli USA come di un «alleato», quando ricorrono alla violenza terroristica per scongiurare la crescita dei Paesi europei, costringendoli a servirsi del loro mediocre gas che costa cinque volte quello russo, dando, peraltro in maniera a dir poco maldestra, la colpa di quella azione sciagurata proprio a chi quel gas ce lo vendeva a buon mercato?
Solo uno scemo di guerra in tempo di pace non riuscirebbe a rispondere in maniera agevole a questa elementare domanda.