ENERGIA. LE RINNOVABILI, SCELTA IMPRESCINDIBILE PER SALVARE IL PIANETA

DI VIRGINIA MURRU

 

In Europa, le energie rinnovabili, nel 2022, hanno permesso un risparmio di oltre 10 miliardi di euro, frutto anche della strategia dell’Unione europea ‘REpowerEU’, lanciata nel maggio scorso quale reazione alle ritorsioni sul gas provenientI da Mosca, in seguito all’invasione dell’Ucraina, com’è noto degenerata in conflitto.

I consumi di carbone per la prima volta sono stati contenuti, e con l’incentivazione delle fonti rinnovabili si è fatto pertanto meno ricorso aille fonti fossili, con la conseguente riduzione di emissioni. A quantificare il risparmio in termini inquinamento, ma anche di risorse finanziarie, è stato un rapporto del think tank Ember (con sede in Regno Unito, si occupa di ambiente e decarbonizzazione).

Le energie rinnovabili potrebbero rappresentare dunque la salvezza per il pianeta, messo al sacco da un’industrializzazione selvaggia, proiettata verso valori non in linea con i nostri ecosistemi, che hanno mostrato nel corso del tempo notevole resilienza agli assalti, ma il progresso e la rincorsa del profitto a tutti i costi sono andati oltre ogni tolleranza del naturale equilibrio della natura.

Le fonti rinnovabili rappresentano in definitiva l’ultima ratio, l’ultimo appello, per fare pace proprio con questo pianeta meraviglioso, calpestato dalla voracità dell’essere vivente più pericoloso in natura, l’essere umano, appunto. Esseri umani che nel corso del tempo si sono comportati, nei confronti delle risorse naturali, come bruchi insaziabili.

Si sta cercando di fare un passo indietro, per arginare i danni devastanti causati agli ecosistemi, tramite il ricorso alle fonti di energia rinnovabili, definite anche ‘non convenzionali’, sicuramente una scelta più sensata rispetto a quelle di energia tradizionale, ossia all’impiego di combustibili fossili e nucleari. Quest’ultima fonte è certamente pulita, con costi irrilevanti rispetto ai fossili, ma rilascia scorie nucleari, e purtroppo c’è sempre un margine di rischio nella gestione delle centrali.

Le risorse rinnovabili devono avere, appunto, la caratteristica della rinnovabilità, non devono essere suscettibili di ‘esauribilità’, in quanto dovrebbero rinnovarsi nel tempo secondo le norme della natura e non da intervento umano. Devono essere sostenibili sul piano ecologico, ossia avere un minimo impatto ambientale, e  non generare inquinamento dell’ambiente.

Si tratta di caratteristiche opposte a quelle che riguardano le energie non rinnovabili, e le strategie attuali, quelle relative alla transizione ecologica, che è parte di un preciso programma dell’Ue, mirano a riportare il nostro sistema di vita in una direttiva più conciliabile con gli equilibri naturali.

Siamo al limite sull’abuso delle risorse a nostra disposizione, ce lo dicono in tutte le lingue gli scienziati, gli ambientalisti, i meteorologi, e tutti coloro che da decenni mettono in guardia dai rischi ‘del non ritorno’, quella linea rossa alla quale ci siamo pericolosamente approssimati, e dalla quale, una volta superata, sarà difficile, se non impossibile, tornare indietro.

Abbiamo solo una decina d’anni; per esempio, secondo gli esperti, per frenare la temperatura globale, che ha raggiunto limiti quasi estremi. Ce lo ripete la natura stessa a suon di tornado, disastri naturali continui, sconvolgimento climatico e perdite incalcolabili di vite umane, una vera ‘revanche’ della Natura, ormai stravolta dai nostri ritmi folli.

Lo afferma anche il World Meteorological Organization, e non  fa mancare le pressioni al fine d’indurre i governanti, soprattutto quelli Occidentali, i più responsabili, ad aumentare gli investimenti in fonti di energia rinnovabile, raddoppiando gli impianti, se non triplicandoli, per mettere in sicurezza le risorse del pianeta.

Il rapporto di questa Organizzazione sul clima, tramite la cooperazione di altre 26 Organizzazioni internazionali, ha lanciato recentemente un nuovo allarme sullo stato del pianeta: a mettere a rischio la sicurezza energetica è proprio lo stravolgimento del clima.

Sono forti i rintocchi di queste autorevoli campane, e i primi risultati arrivano, ma era necessaria una guerra devastante in Ucraina per svegliarsi da un torpore che rischia di essere fatale? Prima si potevano chiudere i conti con i rubinetti del gas, o almeno ridurre i volumi al minimo, invece abbiamo irresponsabilmente continuato a perseverare proprio su un aspetto che risulta essere una delle cause principali riconducibili alla nostra forsennata corsa verso il baratro.

Ci sono esperti nell’ambito del risparmio energetico, ambientalisti soprattutto, che ritengono fondamentale un cambiamento di rotta nel concetto stesso di consumo di energia. Sostengono che è necessario mettere al centro della responsabilità le persone, indurle a consumare meno, e anzi, dato che si tratta di emergenza per il pianeta, obbligarle a contenere l’uso dell’energia, soprattutto quelle che fanno riferimento a fonti non rinnovabili.

Ma è evidente che l’autocoscienza non è mai stata una vera prerogativa delle società evolute, e questa logica, per quanto possa essere la più efficace, diventa utopia, dato che non è semplice entrare nella sfera dell’autodeterminazione del singolo, che implica interventi certamente poco ortodossi.

Se non si può diventare simili ad un esercito di soldatini disciplinati, si può migliorare, e ognuno dovrebbe cambiare le proprie regole, senza per questo sentirsi limitato nelle scelte.

Ma bisognerebbe altresì prendere atto che il settore energetico è anche la fonte che rappresenta i tre quarti delle emissioni globali di gas serra. Affermazione che viene dal Segretario Generale dell’OMM (Organizzazione Metereologica Mondiale), non da chiacchiere di mercato. Solo passando sull’altra sponda, ossia dirigendoci spediti verso le fonti rinnovabili, e quindi passando all’energia solare, eolica e idroelettrica, potremmo aspirare alle zero emissioni entro il 2050.

Che ci piaccia o no, non esistono alternative.