DI GIANFRANCO ISETTA
Se si guarda a questi primi circa centoventi giorni di governo Meloni mi sembra si evidenzino due elementi: Il primo riguarda l’esigenza di accontentare qua e là gli alleati di governo a anche settori di Fratelli d’Italia dall’altro lato, e ben più rilevante, l’attenzione alla tenuta dei conti pubblici e, a livello internazionale, la sostanziale adesione alle istituzioni internazionali di cui l’ Italia fa parte, Unione europea e Nato in primis, con la conseguenza le posizione ufficiale rispetto alla invasione dell’Ucraina. In sostanza una perfetta continuità con il governo Draghi.
Ma la cosa più interessante è notare il continuo lavoro di mediazione e di cucitura, anche con alcuni casi di marcia indietro, all’interno della maggioranza sui vari provvedimenti e le varie scelte compiute in questi mesi. Ma mentre è abbastanza prevedibile un minimo di conflittualità da parte di Lega e Forza Italia irritati dal prepotere della Meloni, anche forte del consenso crescente, più singolare è il rapporto col suo partito.
L’impressione è di una difficoltà dovuta ad una carenza qualitativa in molti esponenti di Fratelli d’Italia, peraltro comprensibile, ma soprattutto la difficoltà della premier a trovare risposte ad un elettorato che io considero in maggioranza non di destra ma espressione di un malcontento diffuso che in altri tempi ha trovato altri epigoni che hanno saputo intercettarlo. penso ai vari, Renzi, Salvini, Cinque stelle e prima ancora lo stesso Berlusconi.
E qui sta la “scommessa tutta democristiana” della Meloni, impegnata a cercare di dare rappresentanza a tutti questi settori della società che vanno dal ceto medio impoverito al mondo del lavoro sempre più penalizzato fino a settori dell’esclusione sociale La democrazia cristiana, fatte le debite proporzioni e tenendo conto del diverso periodo storico, riuscì per molti decenni a coniugare le diverse esigenze fino alla crisi dovuta proprio all’impossibilita di tenere insieme interessi sempre più contrastanti, tipici delle società complesse contemporanee.
Ecco la Meloni si trova davanti a questa scommessa, sapendo che il suo crescente consenso da Re Mida, rischia di finire come per il mitico sovrano. Il trenta per cento sembra proprio la cifra che ha accomunato questi vari uomini della Provvidenza imprudentemente e presuntuosamente caduti per mezzo delle loro stesse mani.
Egregia democristiana Meloni attenta alle repentino cadute, da cui nessuno può dirsi esente a priori, magari complice l’attuale assenza di opposizione.
Gianfranco Isetta 21 febbraio 2023