DI MARIO PIAZZA
C’è un concetto declinato in forme varie che trovo spesso tanto nella vita reale che in quella virtuale che mi amareggia più degli insulti, nella sua versione più semplice suona così… “Se la sono cercata!”
Pur capendo la frustrazione di chi osserva comportamenti stupidi, sbagliati o imprudenti e pensa di non poterci far nulla, io credo che non ci sia mai una ragione per arrivare a una conclusione del genere.
Se quel cretino che attraversa la strada con lo sguardo fisso sullo smartphone, quell’idiota che ci soprassa a destra in autostrada, quell’imbecille che si avventura in zone pericolose, quell’ingenuo che cade vittima di una truffa… Se costoro fossero nostri figli, o amici o anche solo conoscenti sentiremmo il dovere di metterli in guardia e se mai dovessero fare una brutta fine ne saremmo addolorati.
Io credo che la stesso meccanismo dovrebbe funzionare anche verso qualsiasi estraneo e riguardare anche le scelte politiche spesso molto più pericolose di un sorpasso imprudente, non mi importa quanto arrogante e aggressivo sia il cretino in questione.
Non mi da nessuna soddisfazione vedere gli elettori di destra cadere vittime del governo che hanno eletto né mi rallegra l’angoscia dei piddini che assistono al fallimento della premiata ditta. Mi addolora come se si trattasse di quattro ragazzi sballati che si schiantano in macchina e mai, ma proprio mai, mi verrebbe in mente di dire o scrivere che se la sono cercata.