DI CLAUDIO KHALED SER
Una delle conquiste umane, più significative dello scorso secolo, é senza dubbio la Velocità.
Il pianeta é diventato piccolo, lo spazio anche.
Oggi, in poche ore, si raggiunge ogni angolo e i famosi “anni luce” cioè il rapporto fra spazio e tempo, si é ridotto drasticamente.
Siamo tutti più vicini e, anche se sembra un paradosso, più lontani.
La velocità ci spinge sempre oltre.
I traguardi si superano, i limiti anche.
Siamo veloci in tutto, l’informazione é istantanea, le comunicazioni immediate.
Tutto in un clic.
Anche la Memoria.
Siamo malati di Alzheimer.
Il presente scompare rapidamente in un susseguirsi di eventi che non ci fanno ricordare le emozioni vissute poco prima.
Tutto invecchia a velocità impressionante e noi non riusciamo nemmeno più a cerchiarle sul calendario.
La velocità cancella.
Supera la guerra in Afghanistan per sottolineare un terremoto devastante, scivola in Siria per parlarci d’Ucraina e il domani diventa adesso.
Abbiamo bisogno di “giorni della memoria” per ricordarci quello che avvenne.
Perfino i morti vengono seppelliti in fretta.
Il “dolore” per la scomparsa della Carrà, la perdita della Lollobrigida, oggi quella di Costanzo….. tutto nello spazio di un funerale.
Il giorno dopo é “tanto tempo fa”.
Resiste ancora (e per il momento) l’Amore.
Ci ricordiamo del primo incontro, della prima volta, del primo litigio.
Ma sempre con la nebbia che ci costringe ad inventarci i momenti che non sono più né lucidi né presenti nella memoria.
Viviamo di presente, di immediato, del tutto e subito.
Guardiamo con malcelata impazienza la Natura che invece, se ne sbatte della velocità e continua a vivere i suoi tempi.
Resta lo spazio tra la semina ed il raccolto.
Noi l’abbiamo perso.
Prendiamo per mano la lentezza.
Facciamoci accompagnare nel gustare il momento.
Quanto tempo é passato dall’ultima volta che, guardando Lui/Lei negli occhi, avete detto “ti amo”?
Così, semplicemente, senza un motivo preciso ma solo per la gioia di dirlo, di farlo sapere?
Da quanto tempo non restate in compagnia di voi stessi, camminando senza una meta, guardando “oltre” tutto quello che avete intorno, dicendo alla vita : Eccomi.
Preparate una cena fatta di niente, di piatti vuoti in tavola e chiedete a Lui/Lei di “mangiare di voi” di parlare, di raccontarvi, di tenervi la mano.
Dite semplicemente : E’ tanto tempo che non ci guardiamo.
E guardatevi.
Cercate quello che avete perso per la velocità di vivere.
Riscoprite la lenta armonia di esserci e non di fuggire.
Forse vale la pena di rinunciare a questa “grande conquista” che é la Velocità e fermarsi a vivere.
Lo sapete che i fiori profumano ancora ?
Che il cielo va oltre l’azzurro che vedete ?
Che chi vi ama ha bisogno di un vostro attimo?