LE TRE DIVERSE GUERRE NEL CAMPO DI BATTAGLIA UCRAINA

DI ENNIO REMONDINO

 

 

Tre diversi aspetti della stessa guerra, propone Lucio Caracciolo su Limes. O le tre diverse guerre che si combattono nello stesso campo di battaglia. Uno, lo scontro diretto tra un impero e una nazione in formazione con grossi problemi in casa che ora conviene far finta di non vedere ma che prima o poi ci esploderanno in faccia. Due, uno scontro sempre meno indiretto tra Russia e America che si è inventa un ‘Occidente collettivo’ a sua misura e convenienza. Tre, stiamo comunque parlando di ‘teatri periferici’ della partita tra Stati Uniti e Cina.

Come congelare il macello in corso in quello sfortunato frammento di Europa? Scontro Usa-Russia, scontro Usa-Cina, nucleare. Siamo prigionieri di un destino? Chi deciderà cosa. Triangolo sino-russo-americano. Guerra di attrito. Soluzione ‘coreana’. L’Alternativa del diavolo

Scontro Usa-Russia, scontro Usa-Cina, nucleare

Girala come vuoi ma c’è sempre l’America di mezzo. Con la guerra in Ucraina che sembra destinata a finire solo quando uno o entrambi i contendenti non avranno più le risorse per continuarla. «Macelleria infinita, che potrebbe muovere l’attuale linea del fronte di poche decine di chilometri e mietere altre centinaia di migliaia di vittime».

Prigionieri di un destino? La “non guerra”

Siamo prigionieri di un destino? No, dice Caracciolo, in cerca di uno spiraglio da dove individuare un percorso per uscirne. «Premessa: non potrà essere vera pace, stante l’odio e gli orrori accumulati. Ma già un lungo periodo di sospensione servirebbe a stemperare il clima apocalittico e a preparare, se non la pace, la non-guerra».

Conflitto a tre dimensioni

  1. Lo scontro fra impero russo in decadenza e nazione ucraina in formazione, oggi saldata come mai dall’aggressione di Mosca. Domani vedremo. Partita cominciata oltre cent’anni fa, con lunghe fasi pacifiche e diverse ‘eruzioni belliche’, di cui è arduo vedere la fine.

  2. Seconda partita, sempre meno indiretta, è fra Russia e America o l’Occidente collettivo, per usare il gergo di Putin e le intenzioni americane. Posta in gioco la frontiera orientale della Nato, che per Mosca non deve includere l’Ucraina.

  3. La terza, il campo di battaglia ucraino letto nella competizione strategica fra Stati Uniti e Cina, con la Russia sempre più schiacciata su Pechino per mancanza di alternative. Gli americani considerano primaria questa partita, con l’Ucraina teatro importante ma non decisivo.

Chi deciderà cosa

Analisi condivisa da molte e contrapposte origini: saranno America e Russia a decidere la fine o la continuazione dello scontro in Ucraina. «Con la Cina in veste di ‘disonesto sensale’ (i cinesi hanno tutto l’interesse a tenere in piedi Mosca e a indebolire Washington) entrato clamorosamente in gioco via progetto di pace».  

Triangolo sino-russo-americano

Qualcosa si muove, sottotraccia, nel triangolo sino-russo-americano. In particolare fra Mosca e Washington. I sondaggi segreti non hanno finora prodotto nulla di visibile, ma il capo delle Forze armate americane, Generale Mark Milley, affermando di non vedere come qualcuno possa vincere questa guerra ha posto l’urgenza di un compromesso che possa interrompere le ostilità. Il ragionamento del Pentagono -osteggiato da altri centri di potere, quali il Consiglio per la sicurezza nazionale e il dipartimento di Stato-, è il seguente.

Guerra di attrito

Per vincerla devi distruggere il morale, le infrastrutture e la produzione di armi del nemico. Ciò che i russi stanno metodicamente facendo, che gli ucraini non possono fare e che gli americani non vogliono azzardare, perché sarebbe guerra nucleare Usa-Russia. Con il Pentagono che lamenta come le forniture d’armi per Taiwan siano state deviate verso l’Ucraina.

Arsenali russi ancora colmi

I russi, per la sorpresa quasi generale, sembrano disporre di magazzini ancora semipieni, malgrado le enormi perdite subite. Soprattutto producono nuove armi a ritmi per noi impensabili. Infine, le sanzioni per ora non intaccano l’economia russa, anche perché spesso aggirate dai paesi che le hanno decretate.

Soluzione “coreana”

Risultato: l’establishment militare e parte di quello politico americano puntano alla soluzione ‘coreana’. A un certo punto, entro l’anno, si traccia una linea sul terreno lungo la quale si blocca il conflitto. Armistizio senza limite di tempo. Con un’ampia zona demilitarizzata a dividere i contendenti. Le questioni territoriali vengono demandate a una futura conferenza di pace.

Ritorno al passato

Agli ucraini la garanzia internazionale di sicurezza, mentre gli europei concedono a Kiev una corsia rapida di ingresso nella Ue, e di accesso a fondi speciali per la ricostruzione. L’Ucraina continua a rivendicare il legittimo ritorno ai confini del 1991, la Russia con l’annessione di quattro regioni del Donbas non interamente conquistate. Di Crimea neppure se ne parla.

Le verità negate

Russi e soprattutto ucraini non vogliono per ora sentire parlare di compromesso. «Pretendere, come fanno alcuni americani, che Kiev possa vendere un esito simile alla sua opinione pubblica come vittoria pare davvero troppo». Più facile immaginare qualcuno a Mosca a spiegare a Putin che «Gli zar non stanno al Cremlino per assoggettarsi a Pechino».

Alternative possibili?

Salvo la fantasia della vittoria militare totale dell’Ucraina definita da Zelensky, con la capitolazione della Russia, il rischio è di arrivare alla catastrofe quasi senza accorgercene, avverte Limes. Come? Potremmo presto accorgerci che senza un intervento diretto della Nato -Usa in testa- l’Ucraina sarà destinata a schiantarsi.

L’Alternativa del diavolo

«Per quanto si voglia rimuovere questo fantasma, siamo vicini all’alternativa del diavolo: guerra totale – quindi nucleare – contro la Russia oppure graduale abbandono di Kiev al suo destino». Lo scontro diretto con Mosca, nel quale probabilmente sarebbe coinvolta la Cina, e sarebbe terza guerra mondiale.

Caracciolo quasi più pessimista del nostro Piero Orteca che nel prossimo pezzo ci parlerà dei molti problemi (mal nascosti) in casa americana che via via stanno esplodendo tra le mani dell’amministrazione Biden, con problemi di bilancio federale, mentre Wall Street, incassata la corsa al riarmo, ora preme per far partire il business della ricostruzione. A fine guerra

 

 

Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

27 Febbraio 2023


ENNIO REMONDINO

Giornalista prima nella carta stampata, poi 40 anni di radio televisione, per finire col web. Inviato speciale al Tg1 tra terrorismo, trame e mafia, corrispondente estero Rai per ‘Europa centro sud orientale’ con sedi successive a Belgrado, Gerusalemme, Berlino e Istanbul. Reporter nelle guerre balcaniche, dall’assedio di Sarajevo ai bombardamenti Nato sulla Jugoslavia per il Kosovo, in Iraq, Medio Oriente, Afghanistan. Ora, ‘diversamente giovane’, Remocontro.it per non perdere il vizio.