RESTIAMO CALMI

DI ENZO PALIOTTI

 

Napoli Lazio – 0 a 1, seconda sconfitta in campionato per la squadra di Spalletti.

Sconfitta che ci voleva per tenere alta la tensione, la concentrazione che ieri sono mancate, come ha evidenziato l’allenatore del Napoli nella conferenza stampa del dopo gare.

Troppa sufficienza e poca cattiveria agonistica. In più la Lazio si è snaturata giocando ad aspettare il Napoli con un’ottima fase difensiva, per capirlo bastava vedere la posizione fissa a centrocampo di Immobile mentre Felipe Anderson era più preoccupato a fermare Oliveira che attaccare come suo solito. La Lazio ha segnato con l’unico tiro nello specchio della porta difesa dall’incolpevole Meret. Il resto lo ha fatto la scarsa vena dei centrocampisti napoletani, Anguissa quasi impalabile, al punto di non dare nessuna protezione al cervello della squadra, Lobotka, sorvegliato  numero uno dalla squadra di Sarri. Ciò ha impedito di innescare gli attaccanti nel modo giusto, ed usuale, e le occasioni avute sono state poche e tutte ben neutralizzate dalla difesa laziale.

Assodato che prima o poi doveva arrivare uno stop, questa sconfitta servirà per riportare la tensione al punto giusto e convincersi, e convincere tutti, che ancora non si è completata l’opera.

Un solo appunto va fatto e ai miei concittadini, andiamoci piano con le bandiere con il 3° scudetto, con le manifestazioni anticipate di gioia, di euforia, ed altro. So anche io che i punti di vantaggio sono tanti e sono una montagna da scalare per chi insegue, ma so anche che il calcio è pieno di sorprese. Ricordo l’anno dopo il primo scudetto accadde che il Napoli sembrava imbattibile, travolgeva tutto e tutti. In città cori, entusiasmo alle stelle, festeggiamenti, si vedevano le bandiere con il tricolore numero 2 già stampato. Purtroppo finì male perché il Milan, vincendo all’allora San Paolo si portò via la vittoria e lo scudetto. Vero è che, stavolta, i punti di distacco sono molti di più di quell’anno per cui le possibilità che si ripeta un flop di quel genere sono proprio minime, ma manca la matematica.

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Per cui insisto con il mio “domani è un altro giorno” e stammece accort’ che: “nel doman non v’è certezza”.