LA SINISTRA ADDOMESTICATA: LA NUOVA COSMESI DEMOCRATICA

DA REDAZIONE

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La macchina democratica a guida Schlein pronta ad apparecchiare la tavola antifascista con il servizio buono della società civile, per una sinistra ancorata alla cultura di governo e un dissenso solo di “forma”.

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La sinistra addomesticata

Quotidiani trionfanti nella domenica che assapora la primavera. “Il sabato antifascista” da “La Repubblica”, “Chi si rivede: l’opposizione”, risponde “Il Fatto Quotidiano”. Certo quest’ultimo qualche perplessità sul silenzio relativo alla guerra se la pone. Ma di necessità virtù.

Torna prepotente il consueto gesticolare Ulivista: apparecchiare la tavola antifascista con il servizio buono della società civile. Serve al Paese un’opposizione ancorata alla cultura di governo,  pronta a far spegnere sul nascere le contraddizioni sistemiche della civiltà mercantilista. Veicolare il dissenso su proposizioni insonorizzanti.

Sostanzialmente riportare Conte nelle dinamiche dell’alternanza da seconda Repubblica e cannibalizzare, con le pose consolatorie della sinistra civilizzata dal sogno dell’immateriale, della scintilla creativa da esibire nelle kermesse culturali, quel tanto di conflitto che riappariva all’orizzonte. Sconfiggere il Novecento è il mantra ideologico del progressismo giovanilista.

È la nuova cosmesi del Partito democratico. Quella retorica affettata da buoni sentimenti, dal vigore prestazionale dello spirito d’impresa così evoluto e garbato e così prono alla dottrina del “merito”, della “resilienza” di giovani carini ma disoccupati, pronti, quando gli Stati Uniti chiamano, a difendere i baluardi delle democrazie liberali, a colorare di arcobaleno le bombe perché al di là del nostro mondo esistono solo barbari incolti poco avvezzi all’evoluzionismo offerto dalla concorrenza.

Un pensiero strisciante di esclusione che, nel regno dell’ipocrisia spudorata, straparla di inclusione. Una grammatica concepita per escludere, appunto, le classi popolari dalla democrazia. Troppo democristiano l’approccio di Conte. Quel continuo riferirsi alle libertà positive, quella persistente fissazione sull’alfabeto cinese. Il rischio concreto è che potesse nascere alla sua sinistra una nuova cultura dell’opposizione. Magari socialista, che scandalo!

Troppo smaccatamente padronale la destra della sinistra liberale. La strategia per riportare tutti nell’ovile della spoliticizzazione deve raffinarsi. Serve una sinistra fresca, smart, dal piglio visibilmente americano.

Solo così quell’oggetto moribondo denominato “democratico” tornerà a rappresentare la cerniera equilibrante del totalitarismo liberale. Grandi narrazioni, allettanti promesse per gli individui propositivi, capaci di districarsi tra i mille lavoretti della gig economy. I più bravi tra loro potranno anche immaginare start up da rivendere sul mercato. Conchita De Gregorio è in estasi.

Ma nessun nemico a sinistra. Chi si riaffaccia nel Novecento deve essere, necessariamente, standardizzato. Uniformato dalle parole consolanti della sinistra hollywoodiana. Con questo spirito si dispiega il rinnovato abbraccio mortale che i democratici offrono ai 5stelle. Spegnere il conflitto sociale perché ci si depuri con le guerre giuste. Gridando viva l’America, ovviamente.

 

Articolo di Ferdinando Pastore da

6 Marzo 2023

 

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FERDINANDO PASTORE
“Membro dell’esecutivo nazionale di Risorgimento Socialista, ha pubblicato numerosi articoli di attualità politica incentrati sulla critica alla globalizzazione dei mercati e sui meccanism di funzionamento dell’Unione Europea. Redattore dell’Interferenza e editorialista de Il Lavoro”