DI VIRGINIA MURRU
VIRGI
Dopo i tempi dello Ior, la cosiddetta ‘China Underground Bank’ (o banca segreta cinese), secondo le investigazioni della Guardia di Finanza, sarebbe un tempio per il riciclo del denaro proveniente da operazioni illecite, quindi sporche, insomma una via sommersa che riversa ingenti capitali nelle Banche di Stato cinesi. Il tutto seguendo strade poco battute, al fine di eludere i controlli. Operazioni fantasma che si mimetizzano nell’immenso traffico finanziario internazionale, e non lasciano traccia di sé.
In Italia è un fenomeno mal tollerato, queste filiali cinesi sono oggetto di indagine da parte delle Fiamme Gialle, e sta per essere presentata al riguardo anche un’interrogazione parlamentare.
L’inchiesta avviata da Repubblica ha allarmato e portato all’attenzione di tanti esponenti politici la dinamica illecita di queste attività. Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, intende proprio agire in parlamento per sollecitare il governo a intraprendere iniziative efficaci al fine di portare in superficie il danno causato allo Stato da questi traffici, la cui origine è il narcotraffico, ma anche altre fonti legate ad attività criminale. L’Italia non può essere un tramite per il riciclo di questi capitali che finiscono poi per foraggiare governi stranieri, con obiettivi tutt’altro che trasparenti.
Qui non si parla solo di transazioni provenienti da utili non dichiarati al fisco, o piccole partite riconducibili al riciclaggio, attività nelle quali prosperano i cinesi in Italia, ma di un’organizzazione più sofisticata, che muove il suo ordito in un sistema che ha intrecci difficili da tracciare, e i cui valori si aggirano sui 2 miliardi di euro l’anno. Con queste complesse strategie finanziarie si porta linfa ai grandi Istituti bancari (di Stato) in Cina.
I ‘clienti speciali’ di queste banche, non provengono dall’economia che segue vie di legalità, si tratta non di rado di soggetti facenti capo ad organizzazioni criminali, come spiega Repubblica nella sua inchiesta, e hanno i diretti referenti nelle cosche di ‘Ndrangheta, Camorra, e non solo. Una parte di coloro che portano in queste banche flussi di denaro da ripulire, fanno capo ai narcotrafficanti, infatti, ma anche a personaggi facoltosi dell’Europa dell’Est e cinesi, oligarchi russi, attualmente perseguiti con sanzioni in seguito all’invasione dell’Ucraina e al conflitto che ne è conseguito.
Le filiali della ‘China Underground Bank’ si trovano in punti strategici della penisola, nelle grandi città come Roma, Milano, Napoli, Firenze, Prato e Reggio Calabria (non a caso!).
Nell’ultima Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza, sono stati messi in rilievo i dettagli relativi all’evasione fiscale e riciclaggio, i cui proventi non seguono esattamente la via della seta, ma raggiungono comunque la Cina. I rappresentanti dell’intelligence italiana in merito hanno definito questi soggetti ‘spregiudicati, in grado di gestire il ‘dinamismo affaristico-criminale’ senza lasciare orme.