DI BARBARA LEZZI
Stella Morris è la moglie di Julian Assange. La sto ascoltando alla Sapienza mentre racconta la vicenda agghiacciante di suo marito.
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È un caso politico, quello di Assange, che dovrebbe interessare tutti noi perché sono in discussione la libertà di espressione, la nostra libertà di sapere, il diritto ad un giusto processo e il diritto a non essere incarcerato per quattro anni senza neanche un’accusa.
La nostra politica e quasi tutta l’informazione nascondono il destino di Assange, tace sulla tremenda ingiustizia che sta subendo per ragioni di opportunità. È sconveniente prendere posizione contro il volere degli Stati Uniti.
Siamo alleati degli Stati Uniti per la difesa dei valori occidentali quali la libertà e la democrazia e per il riconoscimento dei diritti umani ma gli Stati Uniti tengono in prigione e chiedono una condanna fino a 175 anni per un uomo che ha denunciato crimini di guerra e violazione dei diritti umani.
Ecco, quello che penso è che la vicenda Assange abbia almeno, pur nella sua tragicità, il merito di strappare il velo di ipocrisia su tutto il nostro agire ma, attenzione, è una battaglia ancora aperta.
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Facciamoci sentire.