IL VOTO UTILE… A CHI?

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

La politica di una volta che vedeva nelle piazze, nelle fabbriche e nelle università la Sinistra molto più frammentata di oggi in una selva di nomi e sigle, ognuno a rappresentare una parrocchietta con qualche migliaio o centinaio di attivisti, non aveva nulla contro quello che oggi chiamiamo con disprezzo il “voto utile”.
Ricordo con tenerezza i cortei milanesi dove gli operaioni in tuta blu della FIOM e i tesserati del PCI non esitavano a mollare le bandiere rosse per convincere anche a suon di sberle noi fighetti extraparlamentari che quella era una manifestazione pacifica. Li insultavamo, li chiamavamo reazionari e servi dei padroni ma quando si trattava di andare a votare ben pochi di noi nutrivano dubbi su dove mettere la croce.
Le cose sono molto cambiate, il partito di riferimento della sinistra ha smesso di esistere e tutto ciò che ne rimane è un minestrone di interessi e di correnti che assomiglia molto alla Democrazia Cristiana di quegli anni passati. E’ per questo che oggi parlare di voto utile assomiglia a un tradimento di quegli ideali a cui la gente di sinistra non è disposta a rinunciare. Per questo l’astensionismo è il primo partito, per questo un movimento ibrido come i 5stelle raccoglie tanti consensi tra chi ancora ha voglia di votare, per questo alcuni di noi si rifugiano nei voti di pura testimonianza.
Ed è per questo, porcaputtana, che la destra più fascista dai tempi della repubblica di Salò ha davanti a sé non steccati ma praterie dove galoppare quasi indisturbata.
Mi domando senza riuscire a darmi una risposta se non sia arrivato il momento per un cambio di prospettiva radicale. Il momento per trasformare la repulsione per le tante cose sbagliate in consenso per le poche cose giuste e il disprezzo per il voto utile visto come tradimento degli ideali in energia per la difesa dei terreni comuni.
Sarebbe un’operazione difficilissima e dolorosa che lascerebbe il Mario dell’eskimo e della kefiah con la bocca amara e il fiato corto, possibile che non esista un’alternativa diversa dal frignare sui social senza fare una mazza?