DI ENNIO REMONDINO
Guerra d’Ucraina. La battaglia per Bakhmut/Artemivs’k è entrata nella sua lunga fase finale e drammatica la sintesi Limes. Le forze di invasione della Russia (esercito regolare, milizie separatiste, gruppo Wagner, kadyrovcy ceceni) stanno cercando di chiudere e intrappolare all’interno della città del Donbas migliaia di soldati ucraini asserragliati.
Domenica in Estonia le elezioni parlamentari, con la conferma della premier uscente Kaja Kallas. Il Partito delle Riforme si conferma prima forza con il 31,8% dei consensi (37 seggi), seguito dai nazionalisti di Ekre con il 15,8% (17 seggi). Il partito dei russofoni d’Estonia, in terza posizione con il 14,5% delle preferenze e 16 seggi.
Bakhmut, la battaglia dell’orgoglio ucraino
«La caduta di Bakhmut non comprometterebbe di certo la resistenza ucraina, ma perdere la città con al suo interno circa 10 mila combattenti può rivelarsi una scelta disastrosa. Certamente né coscienziosa né saggia per il prosieguo della campagna bellica difensiva».
Valutazioni e contraddizioni
Come sottolinea Bild, da settimane il capo di tutte le Forze armate ucraine Valerij Zalužnyj si era detto favorevole al ritiro delle truppe dall’ormai devastata affinché fossero riposizionate per la difesa di altri segmenti della lunga “linea di contatto”. L’opposizione a tale idea è venuta direttamente dal presidente Zelensky, che si è esposto in più occasioni per la sua difesa a oltranza.
Stato maggiore d’emergenza
Per dissipare le voci di dissapori con il generale Zalužnyj, Zelensky ha tenuto una riunione d’emergenza con lo Stato Maggiore per discutere della situazione a Bakhmut. Ma la decisione appare più politica che tecnico-militare. Anche il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha sentenziato che «la città ha un valore più simbolico che strategico».
Il fatto che Bakhmut sia snodo di quattro importanti tracciati stradali e di tre linee ferroviarie non giustifica la perdita di un numero così elevato di uomini, necessari per la difesa presente e futura.
Problemi anche russi
Al di là dell’elevata perdita di vite umane per la sua conquista, Limes segnala vistose frizioni tra i vari signori della guerra della Russia. Lo ‘chef di Putin’ Evgenij Prigožin ha minacciato la ritirata della sua compagnia militare privata Wagner da Bakhmut per «carenza di munizioni», evocando lo spettro di una Crimea riconquistata dall’Ucraina.
Un modo per porgere al Cremlino il conto degli onerosi servigi sul campo di battaglia.
Biden-Scholz
Il presidente degli Stati Uniti Biden e il cancelliere della Germania Olaf Scholz a Washington. Colloquio nello Studio Ovale in forma privata. Secondo quanto dichiarato velatamente dal consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, il comportamento di Berlino sulla questione dei carri armati Leopard-2 ha lasciato un certo amaro in bocca a Washington.
Biden ha poi dichiarato sardonicamente che l’incontro è servito a «risolvere tutti i problemi del mondo». Non quelli tra Berlino e Washington.
Estonia anti russa
Domenica elezioni parlamentari in Estonia, con la vittoria alle politiche occidentaliste della premier uscente Kaja Kallas. Partito delle Riforme, prima forza del paese con il 31,8% (37 seggi), seguito dai nazionalisti di Ekre con il 15,8% (17 seggi). Il Partito di Centro, punto di riferimento dei russofoni d’Estonia, in terza posizione con solo il 14,5% delle preferenze (16 seggi), perdendo sette seggi al Riigikogu, il parlamento monocamerale estone composto da 101 rappresentanti.
La guerra d’Ucraina e lo stigma verso tutto ciò che è russo può aver spinto al cambio di orientamento politico o all’astensionismo da parte della popolazione russofona.
Sicurezza prima estone e poi ucraina
La premier ha ribadito che «dobbiamo investire nella nostra sicurezza, il nostro vicino aggressivo non è scomparso e non scomparirà».L’appartenenza alle strutture politico-militari occidentali (Nato e Ue) permette ai decisori politici di Tallinn di accantonare qualsiasi timore verso Mosca. Quindi, più attenzione ai problemi di casa. La quantità di risorse che l’Estonia può permettersi a sostegno della resistenza ucraina. Dalle bollette energetiche all’accoglienza protratta dei rifugiati di guerra ucraini.
Il secondo partito di Estonia è inoltre fortemente critico verso la politica di inviare iarmi all’Ucraina (44,5% del budget militare, 1° paese per ausilio relativo), non tenendo conto delle esigenze difensive di un paese geostrategicamente fragile.
Articolo di Ennio Remondino, dalla Redazione di
7 Marzo 2023