LA RIFORMA DELLE PENSIONI INCENDIA LA FRANCIA. TUTTI CONTRO MACRON, E I SINDACATI BLOCCANO IL PAESE

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

Questa volta, con la sua odiata riforma delle pensioni, Macron sta sfidando la Francia. E il Paese raccoglie la sfida e rilancia, con milioni di lavoratori pronti a dare battaglia. Anzi, la stanno già dando, perché le strade e le piazze dell’Esagono si sono riempite di scioperanti. A milioni hanno colpito al cuore il governo Macron e, per la proprietà transitiva, l’intero Paese, contestando il programmato innalzamento dell’età pensionabile, che un disegno di legge vuol portare da 62 a 64 anni.

“Place d’Italie” dove si smette a 67

A Parigi, ieri Place d’Italie era avvolta da una nuvola di lacrimogeni, che toglieva qualsiasi visibilità, mentre la polizia faticava a contenere gli assalti di giovani contestatori, che affiancavano il corteo dei manifestanti. Secondo le stime dei sindacati, ben 3 milioni e mezzo di cittadini hanno sfilato, nel Paese, chiedendo al governo di fare marcia indietro. Fonti del Ministero dell’Interno, invece, stimano i partecipanti a 1.300.000. I sindacati hanno riprogrammato il calendario degli scioperi, cercando di colpire in maniera più mirata, coinvolgendo ogni giorno compartimenti sociali e produttivi diversi.

Scioperi guerriglia

Le agitazioni ‘a rotazione’ introdotte dai sindacati di settore, ma che affiancano la potente CGT (Confederazione generale del lavoro), infatti, costano di meno, ma creano difficoltà continue nella quotidianità. Ieri, a fare la parte del leone, sono stati i trasporti pubblici, i camionisti, i tecnici delle centrali nucleari, gli insegnanti delle scuole primarie e il personale degli aeroporti. In pratica, sono rimasti bloccati almeno i tre quarti dei treni e circa 1/3 dei voli di linea. Quasi il 70% delle scuole elementari è stato chiuso per l’assenza degli insegnanti. Ferme anche le consegne di carburante, per cui, se nei prossimi giorni non dovesse cambiare qualcosa, si potrebbero creare lunghe file ai distributori.

Escalation di toni e nei fatti

Che la lotta sia destinata ad alzarsi di tono, è anche testimoniato dalle anticipazioni fatte dalle centrali sindacali. Sabato prossimo continuerà l’agitazione e il 15 marzo verrà proclamato uno sciopero generale nazionale. Come scrive Le Monde“il settore dell’industria del gas e dell’elettricità è particolarmente mobilitato, temendo l’abolizione del suo regime pensionistico speciale”. Il prestigioso quotidiano francese, nell’articolo che apre la sua edizione di ieri, riporta anche le opinioni avvelenate di molti lavoratori, “che si sentono traditi dal governo”. In sostanza, molti ritengono che Macron si stia rimangiando gli impegni presi in precedenza. Ma, secondo molti commentatori, ciò che deve preoccupare maggiormente l’esecutivo, in questo momento, è il dilagare territoriale della protesta, che colpisce tutta la Francia, da nord a sud, e si si estende anche ai piccoli centri.

Dilagare territoriale

Folle imponenti si sono viste a Nantes, Brest, Pau, Lione, Grenoble, Montpellier, Nizza, Strasburgo e in tante altre città. I concentramenti più massicci si sono registrati a Parigi, ovviamente (i sindacati parlano di centinaia di migliaia di persone), e a Marsiglia. Sul tavolo, c’è molto più della riforma pensionistica in se stessa. In effetti, il cambiamento proposto non è l’unico punto di frizione tra lo Stato e i cittadini, ma si somma a una politica economica complessiva, che non trova ampio sostegno nella popolazione. Per Macron, quindi, che ha già una maggioranza composita e fragile, far passare la nuova legge sulle pensioni come dice il Financial Times, ha un significato “totemico”. L’approvazione sarebbe un simbolo, della sua capacità di tenere unite le forze che sostengono il governo. Sconfiggendo, contemporaneamente, la resistenza dei sindacati e ottenendo, quindi, luce verde per nuovi interventi col bisturi in altri settori dell’economia.

Troppi simboli in campo

Con la riforma, si allungherebbero di due anni i tempi del pensionamento, e la richiesta complessiva di contribuzione salirebbe a 43 anni. Naturalmente, il Presidente sa benissimo che non si tratta di una manovra indolore, ma si appella al Paese, spiegando che questo è l’unico modo per arginare il deficit del settore previdenziale, che comincia ad andare fuori controllo e nel prossimo futuro sarà insostenibile. Quindi, ha detto Macron, se non si vorranno tagliare le pensioni esistenti, mettere nuove tasse o fare esplodere il deficit pubblico, bisognerà rassegnarsi ad andare in quiescenza più tardi. Ma la sua esortazione non pare avere convinto la maggioranza dei francesi. Il 56%, infatti, sostiene la decisione dei sindacati di andare al “muro contro muro”, dando il via a una guerra fatta di scioperi selvaggi e continui.

Se il governo, il prossimo 16 marzo, avrà la forza di fare passare in Parlamento la controversa riforma, allora, per la Francia, comincerà un conflitto sociale dagli esiti difficilmente prevedibili.

***

AVEVAMO DETTO

 

.

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di 

8 Marzo 2023