DI LEONARDO CECCHI
Era stanco, malato. Si trascinava ormai.
Quarant’anni di arresti, botte e latitanze gli presentavano il conto. Ma nonostante questo, decise di tornare in Italia.
Lo fece perché capì che ormai la sua vita stava volgendo al termine e non avrebbe accettato di morire all’estero, dove si trovava in esilio.
Arrivò in febbraio sotto falso nome. E il 10 marzo del 1872 Giuseppe Mazzini si spense nel suo letto e nella sua Patria.
La Patria a cui aveva dedicato tutta la sua vita.
Fu patriota, filosofo, socialista e sognatore. Per tutta la vita si batté per un’Italia unita, forte, repubblicana, giusta. Ma fu anche una brava persona, buona. Di lui Gandhi disse infatti che “considerava le sofferenze altrui come le sue. Era un uomo devoto e religioso, né egoista né orgoglioso. Tale fu Mazzini, l’unico”.
E unico Mazzini fu davvero.
Al suo ricordo, il saluto di tanti.
Con la speranza che il suo pensiero possa esser ripreso e attualizzato nella politica d’oggi.