RESTIAMO LUCIDI

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Altri 30 annegati al largo della Libia, mi si spezza il cuore ma questa volta l’accusa di Alarm Phone è totalmente infondata.

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Non è affatto vero che le autorità italiane hanno ritardato i soccorsi, al contrario in favor di telecamere i piani alti della Guardia Costiera e della Marina Militare hanno spedito le navi necessarie ai salvataggi. Perché quei trenta poveri corpi stanno in fondo al mare lo dice senza reticenze né vergogna un portavoce della Guardia Costiera: “Non era di nostra competenza.”
La stessa frase che ci viene detta agli sportelli del comune o dell’ACI quando abbiamo scelto la fila sbagliata per richiedere un documento, il valore di quelle trenta vite uguale a quello di un certificato di nascita o di un libretto di circolazione.
Eppure la Guardia Costiera libica aveva detto chiaramente al Centro di Coordinamento dei soccorsi di Roma ben 24 ore prima che non sarebbe intervenuta, per mancanza di mezzi o di interesse poco importa. In 24 ore le nostre navi di soccorso sono in grado di attraversare quel tratto di mare che separa Tripoli dalla Sicilia almeno 5 o 6 volte, avremmo potuto essere là con i mezzi e l’abilità per salvare tutti e invece la centrale operativa di Roma che cosa fa? Chiede a 4 navi mercantili di intervenire, imbarcazioni con le murate alte una decina di metri progettate per trasportare container e derrate di grano ma che sulla linea di galleggiamento hanno minuscole porticine utilizzabili solo dagli equipaggi, gente addestrata e in buona salute.
C’erano altre navi che sarebbero potute intervenire, navi modificate apposta per garantire la massima efficienza nelle operazioni di salvataggio. Navi come la Geo Barents o la Humanity 1, incatenate dal governo in porti lontani proprio per aver fatto quello che avrebbero dovuto fare le navi dello stato: Salvare vite.
E le navi dello stato lo hanno anche fatto, mica siamo dei mostri. Ne hanno raccolti a centinaia di naufraghi ma quei trenta no, mica era di loro competenza.