DI MARIO PIAZZA
A costo di farmi dare di nuovo del “servo sciocco” da Marco Travaglio, vorrei esporre con precisione il mio pensiero su Elly Schlein e sul PD che immagino potrebbe germogliare dalla sua segreteria.
Scrivo da Comunista diventato adulto tra libri, manifestazioni, picchetti, assemblee e parecchi cazzotti. Mai votato PCI, Ulivi, Querce, PDS o altro se non per calcolo unicamente alle elezioni amministrative, mai alle politiche.
I miei ideali hanno attraversato intatti una vita intera, addirittura rafforzandosi quando la vita mi ha voluto manager prima e medio imprenditore più tardi, alla soglia dei quarant’anni. Lungo preambolo per dire che a me i “duri e puri” non hanno nulla da insegnare, non sprechino il loro tempo.
Io non sono cambiato, è cambiato il mondo che mi sta intorno ma la domanda che mi pongo è la stessa di allora: “Aspettando il Socialismo, il Sol dell’Avvenire o se preferite l’Umanità Nova, che cosa dobbiamo fare per stare meglio non tra cinque o cento anni ma OGGI?”
La risposta è tutta condensata in una frase della saggezza popolare, quel popolo che ho difeso per tutta la vita anche e soprattutto quando sbagliava: “Il pane si fa con la farina che si ha”.
Quella di Renzi, di Gentiloni e di Letta non era farina, era la crusca del diavolo. Era la crusca della precarietà del Jobs Act, dei presidi diventati manager, del lager libici, della frattura coi sindacati e delle merende con Confindustria, della lenta dissoluzione della sanità pubblica.
Quella di Elly Schlein invece è farina? Non lo sappiamo ma di sicuro è la cosa che le assomiglia di più.
Il dubbio legittimo è se nel panificio andato in malora che è il PD di oggi la Schlein avrà la capacità e la possibilità di impastarla questa farina. Io sono felice che contro qualsiasi previsione ci sia stata offerta questa ultima possibilità prima del baratro, non per rifare la rivoluzione bolscevica o cubana ma per provare a stare un pochino meno peggio… Oggi.
Aspetto di vedere la prima pagnotta che uscirà dal forno, se sarà decente non avrò remore ad appoggiare e forse votare il nuovo PD per la prima volta.
Nonostante tutti i “nonostante”.