DI PIERO ORTECA
Francia in rivolta per la pensione a 64 anni
Il governo impone la riforma delle pensioni senza voto, ma dovrà affrontare la sfiducia. La piazza ribolle, sindacati sul piede di guerra. Una manifestazione spontanea con sempre più partecipanti, improvvisata di fronte all’Assemblée nationale verso place de la Concorde, subito dopo la decisione del governo di far passare una legge senza voto – per imporre la contestata riforma delle pensioni che alza l’età da 62 a 64 anni.
Nel primo pomeriggio, mentre all’Assemblée nationale i deputati accoglievano con urla o intonando la Marsigliese e esibendo cartelli di protesta l’intervento della prima ministra, Elisabeth Borne, un corteo di studenti è partito dalla Sorbonne, mettendo in campo altre rivendicazioni. Manifestazioni anche in altre città, con lo slogan «Macron dimissioni».
Macron, la Borne e la democrazia del manganello
Sindrome napoleonica? Troppo onore. Diciamo, allora, che forse avrebbe voluto proporsi come una via di mezzo (malriuscita) tra il generale De Gaulle e Jacques Chirac. Invece, l’attuale Presidente della repubblica francese, Emmanuel Macron, ha finito per fare la figura del generale Boulanger, un caudillo transalpino che fece malmenare i manifestanti al tempo che fu. Lui, più prosaicamente, ieri li ha fatti ‘solo’ manganellare, dopo essersi messo la democrazia parlamentare sotto la suola delle scarpe.
Delirio di onnipotenza politica
Rendendosi conto che il Paese non vuole la ‘sua’ riforma delle pensioni, anziché arrendersi all’evidenza (e trattare), ha deciso di usare l’artiglieria pesante. Quindi, con un escamotage (un gioco di prestigio) costituzionale, ha ordinato alla premier, Elisabeth Borne (sì, proprio lei, la ‘vestale’ della democrazia europea) di introdurre la legge per ‘decreto speciale’, mettendo tutti di fronte al fatto compiuto. Le opposizioni hanno facoltà di bocciare la legge, ma solo proponendo una mozione di sfiducia, che farebbe cadere il governo. Insomma, se vogliamo chiamare le cose per nome e cognome, si tratta di un ricatto politico bello e buono.
Ricatto del “perdente di successo”
Macron, infatti, se guardiamo ai numeri, è un ‘perdente di successo’, nel senso che, non avendo una maggioranza in Parlamento, è costretto ad appoggiarsi a una eterogenea coalizione. Che non sempre è in sintonia con le sue vedute. Proprio nel caso della riforma delle pensioni, con i tre quarti della popolazione contro, molti parlamentari che sostengono il governo avevano già manifestato forti insofferenze. Ergo: niente di meglio (lo diranno i posteri) che mettere i deputati con la testa nel sacco. O si vota la fiducia (e indirettamente la legge), oppure si va tutti a casa.
Assemblea Nazionale in rivolta
Ieri all’Assemblea nazionale si è scatenato il finimondo, con molti deputati di ogni colore politico che urlavano contro il governo, sventolando scritte b e striscioni. Nelle strade, invece, sono scese, immediatamente, masse tumultuose di lavoratori, organizzati e non. Si calcola che, spontaneamente, fino a due milioni di persone abbiano manifestato contro Macron, osteggiando le sue tattiche liberticide. A Parigi, Place de la Concorde è stata messa a ferro e fuoco e la polizia è intervenuta pesantemente, con numerose cariche e sparando lacrimogeni. Almeno 120 persone sono state arrestate. Dunque, Macron ha forzato la mano, utilizzando uno speciale potere costituzionale (articolo 49/3) per evitare il voto immediato in Parlamento.
“Perché, fatti quattro conteggi preventivi, sapeva che avrebbe perso. E lo sapeva pure la Borne, che ha scelto di muoversi in spregio a quella che era la evidente volontà popolare e quella della maggioranza del Parlamento”.
Per non perdere “rischio Bastiglia”
La battaglia sulla riforma delle pensioni avvelena la vita politica e sociale della Francia, già da molti mesi. Macron ne ha fatto un ‘totem’ del suo programma elettorale, che punta a tagliare in alcune aree della spesa sociale. Per questo, ha proposto l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Apriti cielo. Nel Paese che, in altre epoche, in nome di libertà, fraternità e uguaglianza, ha tagliato la testa di re e regine, la reazione non si sarebbe fatta attendere. Se di fronte a una sfida lanciata dal potere centrale verso i propri diritti acquisiti, Macron e la Borne pensavano che il popolo non reagisse, allora avevano sbagliato i loro conti.
La potente Confederazione generale del lavoro
La Confederazione generale del lavoro (CGT), la potente megacentrale sindacale francese, ha chiamato tutti i lavoratori alla mobilitazione nazionale per il prossimo giovedì. Molti francesi sono irritati dal ricorso all’articolo 49 della Costituzione, che vedono come un trucco per scansare la volontà popolare. Un cinico espediente della vecchia politica, che si riempie la bocca parlando di democrazia, ma che poi, concretamente, pensa solo agli affari suoi. In molti ritengono, infatti, che anziché ‘tagliare’ la spesa sociale (così viene percepito l’allungamento dell’età pensionabile), Macron farebbe bene a risparmiare, alleggerendo il deficit in altri settori del bilancio statale.
BBC, “decreto brutale, inumano e degradante”
Secondo la BBC, che alla crisi francese sta dedicando ampio spazio nei suoi programmi, «il decreto viene regolarmente descritto dagli oppositori come brutale, inumano e degradante. Il morale in Francia è basso e sta diminuendo, mentre le persone vedono la pensione come un traguardo luminoso per il futuro. Ma molti pensano anche che questo sia il governo di un uomo ricco, che porta via proprio quel futuro».
Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
17 Marzo 2023