A FRANCESCO, IL SALUTO IN UN GIORNO DI QUASI PRIMAVERA

DI LIDANO GRASSUCCI

 

 

Questo pezzo è dedicato anche ai due operai morti a Sermoneta per l’esplosione di una bombola di gas, erano “ragazzi” anche loro e dello stesso amore degni 

 

Le chiese ai funerali sono piene inversamente all’età di chi lì si saluta. La chiesa di Santa Maria Assunta a Cisterna, oggi, era stracolma, capirete da voi il dolore di cui parlo.

Sono i funerali di Francesco Mansutti, andato via a 26 anni per un incidente nella azienda di famiglia. Una tragedia come lo sono tutte le cose che invertono l’ordine del tempo. Debbono morire i vecchi per la vita che i giovani hanno da fare di corsa, di getto, con amore per l’amore. Invece?

La Chiesa è grande come il silenzio, è una bella giornata di quasi primavera: tempo tiepido, nei campi il grano è giovane.

Giovane…

Il sacerdote, che mestiere difficile anche questo, trovare conforto nella disperazione, richiamare la fiducia di un Creatore che talvolta pare distratto, pare altrove.

Non ho il dono della Fede nella mia Ragione, ma ho ragione di avere dentro quel cristiano sentire, figlio di secoli di speranza poca, tribolazione tanta.

I riti del saluto aiutano a dividere per frazioni inique il dolore.

Gli amici alla fine cercano le parole, breve il tempo di quella amicizia che era per spaccare il mondo, ora è un saluto da questo mondo. La ragazza, si chiama Sara, che sente quella cosa che è più disperante del dolore: l’essere soli “Ma ti farò sentire orgogliosa di me”.

La Chiesa non sono le mura, non sono le effigi della madre o del salvatore, le croci, la Chiesa è la gente lì muta, muta, dove uomini fatti piangono come bambini, dove donne madri piangono come madri.

Poi, ricordo che non mi spiegavo: perché questo Signore che tutto può strappa suo figlio alla vita, alla madre, all’amore. Basta un suo soffio e ogni croce diventa un aereo per volare o manda due angeli a mettere in riga bene e male. Invece no, no, non muove un dito. Lui strappa suo figlio, strappa il figlio alla madre che è ogni madre. Non conosco il disegno di tutto questo, sento che è ingiusto. E’ ingiusto che un ragazzo di 26 anni vada via, è ingiusto che lo faccia mentre lavora, è ingiusto…

Dio mio che fa freddo oggi che dovrebbe essere primavera. Eppure in quella Chiesa il silenzio era la certezza di un nuovo incontro.

Dio mio che fa freddo, qui a marzo fioriscono i mandorli, i pescheti sono così belli ma oggi erano così inutili, inutili da parere brutti.

Quanto amore, quanto amore perduto.

PS: non ho potuto salutare papà Franco, difficile salutare, essere vicini quando tutto è lontano. Maurizio,  zio di  Francesco e fratello di Franco con una gentilezza infinita camminando piano mi ha detto “ciao Compagno mio” e io di questo mi faccio vanto forse da queste parti è passato, per un poco, un angelo. Un angelo del Signore.

 

Articolo di Lidano Grassucci da

18 Marzo 2023