DI GIOACCHINO MUSUMECI
Nell’ambito della dirigenza del governo Meloni Roberto Calderoli è tra le figure più miserevoli.
Sostanzialmente non ci sarebbe da stupirsi dato lo spessore culturale e la dialettica dei vertici leghisti. Infarcito di pregiudizi, perciò irrecuperabile in assoluto, il signor Calderoli s’era già abbondantemente distinto quando diede dell’orango all’allora ministra Kyenge, sostenuto addirittura dal Senato ove perfino il Pd ritenne inopportuno associare all’insulto proferito da Calderoli istigazione all’odio razziale.
Stante il pressapochismo che contraddistingue da anni parlamentari sostanzialmente inutili, la poco adeguata Giorgia Meloni avrebbe dovuto guardarsi bene dall’inserire nell’organico ministeriale un insieme di persone col dono dell’insulto facile. Tuttavia sopravvalutare la Meloni, grande mistificatrice, è facile, guardarla per com’è.
Risulta altrettanto semplice se si è sufficientemente attenti a ciò che afferma e nega pur di mantenersi a galla se stessa ed il suo governo.
Tornando a Calderoli, ostruzionista dei 500mila emendamenti, è l’esempio di quella furbizia priva d’intelletto in cui la classe dirigente dell’ultimo trentennio persevera.
Nel caso di Calderoli pericolose storture personali hanno prodotto progetti politici largamente incostituzionali che spaziano nella totale indifferenza popolare e l’inerzia di governatori opportunisti.
Ad aggravare lo scenario la negligenza dell’opposizione incapace di difendere il parlamento, l’organo costituzionale più importante della Repubblica derubricato a semplici conferme di norme fallimentari.
Nel disegno di Calderoli, il legislativo è meramente figurativo.
Lo è perfino la Corte Costituzionale nonostante l’annichilimento dell’idea di uguaglianza, timone di ogni singolo articolo della nostra carta, concepita perché il paese progredisse all’unisono, non come un sistema barcollante rivestito di ipocrisia a cui il governo vuole staccare una gamba perché si possa dire che non è zoppo. Questa classe dirigente è così miope da essersi convinta di sopprimere i nemici di cui ha perenne necessità per esistere.
Se Calderoli è misero sul piano umano e politico, l’opposizione appare scolorita e inconsistente, incapace di organizzarsi e coinvolgere le piazze, poco rappresentativa dei bisogni popolari e rassegnata a subire. Attualmente sarebbe necessario rovesciare il tavolo perché il governo galleggia sull’eliminazione di diritti costituzionali a cittadini ignari oltre il gravissimo scavalcamento delle gerarchie democratiche; tentacoli che si insinuano pericolosamente nel quotidiano di individui inconsapevoli e capaci di blando dissenso per terrore della rinuncia al consumismo compulsivo piuttosto che al diritto di scolarizzare i propri figli.
A Cutro si è arrivati al punto di voler identificare una donna col cartello della pace in mano come fosse roba normale, e non lo è. La notizia non ha avuto alcuna eco ma dovremmo essere liberi di manifestare desideri di pace ancor più nelle occasioni in cui più vertici istituzionali siedono allo stesso tavolo seppure per questioni di etichetta e non certo per rimorso o sensi di colpa verso i morti di cui si è responsabili.
Eppure davanti a questo sfascio non accade nulla, nessuna opposizione significativa alla deriva autoritaria che trascina il vascello Italiano verso le rapide dell’oscurantismo e della disuguaglianza più aberrante.