DI ALFREDO FACCHINI
<<Sono un’antifascista e ho deciso da che parte stare. Non considero il salvataggio in mare come un’azione umanitaria, ma come parte di una lotta antifascista>>.
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Lei è Pia Klemp, la capitana coraggiosa della “Louise Michel”, la nave Ong ora in stato di fermo a Lampedusa.
È accusata di voler salvare troppe vite umane.
Prima di raggiungere Lampedusa la nave ha compiuto cinque salvataggi. Troppi. Per lo stato italiano ha violato il decreto Ong. La “Louise Michel”, dell’omonima Ong, è stata sottoposta a fermo amministrativo dalla Capitaneria di porto di Lampedusa.
Alle 2,10 il primo intervento nei confronti di due gruppi di 38 migranti ciascuno, trasbordati successivamente su una motovedetta della Guardia Costiera.
Alle 6,30 la nave ha poi sbarcato sul molo commerciale altre 78 persone che erano su un gommone, ma anche altri 39 (9 donne) che viaggiavano su un’imbarcazione in ferro di circa 7 metri, ed ancora altri 39 (6 donne e 1 minore) e poi 24 (6 donne e 1 minore).
<<Ci è stato comunicato che la nostra nave è stata trattenuta, non abbiamo ancora una giustificazione scritta ufficiale per la detenzione – si legge sui social della Louise Michel – Sappiamo di decine di barche in pericolo proprio di fronte all’isola in questo momento, eppure ci viene impedito di assistere. Questo è inaccettabile!>>.
La nave – che porta il nome di Louise Michel, un’anarchica, insegnante, scrittrice e rivoluzionaria francese – è finanziata da Banksy.
Lo street artist senza volto ha definito Pia Klemp un <<tipo tosto>>. Pia è tedesca, di Bonn, ha 39 anni, studi in biologia marina . Ha lavorato con l’organizzazione “Sea Shepherd”, partecipando a missioni internazionali per la protezione della fauna marina.
Sulla sua testa pesa un’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare quando era al comando di un’altra nave di soccorso, la “Iuventa”. Il procedimento è nella fase preliminare: rischia una condanna a 20 anni di carcere.
Grane giudiziarie, ma di opposta natura, anche per Salvini imputato al processo “Open Arms” per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
Nell’udienza di sabato è stato ascoltato l’ammiraglio in congedo della Guardia costiera, Vittorio Alessandro, che ha raccontato che nelle condizioni in cui versava il barchino soccorso da Open Arms si poteva intravedere un <<pericolo non solo ipotetico>> e che quindi era necessario un <<soccorso urgente>>.
Ma il colpo di scena è arrivato quando in Aula la Open Arms ha rivelato di aver denunciato l’equipaggio del sommergibile Venuti della Marina militare, per omissione di soccorso con “un esposto alla procura della Repubblica e quella Militare di Roma”. Una rivelazione arrivata appena prima che il comandante del Venuti, capitano di corvetta Stefano Oliva, venisse sentito in Aula come teste. (Fanpage)