DI VIRGINIA MURRU
Il cosiddetto prestito ponte, concesso alla compagnia nell’ottobre del 2019, secondo la Commissione europea, è un autentico ‘aiuto di Stato’ illegale, in discordanza con le norme comunitarie, e pertanto deve essere restituito, maggiorato degli interessi maturati in 4 anni.
L’Italia, secondo Bruxelles, non si sarebbe comportata come un operatore privato in queste circostanze, non ha valutato in anticipo l’esigibilità del prestito e relativi interessi, considerato il dissesto in cui versava da anni la compagnia aerea.
Intanto non dovrebbe essere Ita a restituire il prestito (perché non risulta essere il successore economico della vecchia compagnia) concesso, secondo gli intendimenti dell’esecutivo italiano, al fine di garantire l’attività della compagnia attraverso i voli nazionali e internazionali, e non già come salvataggio fine a se stesso.
Da Bruxelles, tuttavia, l’Antitrust sostiene che Alitalia aveva già beneficiato nel 2017 di altri due prestiti (contestati dall’Ue nel 2021, e di importo pari a 900 mln), e quello relativo al 2019 contravviene ancora alle norme, ai sensi dei regolamenti previsti per i salvataggi, poiché viola le direttive comunitarie sull’obbligo ‘una tantum’ previsto dagli orientamenti per il salvataggio e la ristrutturazione.
L’Antitrust dichiara che all’epoca nessun investitore privato si sarebbe esposto, concedendo un prestito ad Alitalia: tale intervento dello Stato italiano è illegale perché ha foraggiato la compagnia avvantaggiandola rispetto alle concorrenti sulle rotte nazionali e internazionali.
Intanto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dichiara che le decisioni dell’Antitrust a Bruxelles erano già previste. Così si esprime al riguardo:
“Escludendo Ita Airways dall’obbligo di restituzione del prestito ponte ad Alitalia è la prova che siamo nel giusto, e seguiremo questa via. Le conclusioni della Commissione europea erano attese e ampiamente previste.”