DI GIANCARLO SELMI
27 anni di governi dx/sx. “I peggiori anni della nostra storia”, a dirlo parafrasando una ottimistica canzone di Renato Zero.
Anni di rincorse agli “investimenti stranieri”, che non giunsero mai.
Anni di “recupero di competitività”, mai recuperata.
Dove la competitività non doveva essere raggiunta attraverso investimenti, ricerca, ammodernamento, piani industriali, visione, digitalizzazione, come fecero i tedeschi. No. L’unica leva fu la riduzione progressiva dei salari e dei diritti dei lavoratori.
E, mentre gli altri pensavano al rafforzamento dell’unico presidio possibile per uno sviluppo sostenibile, per la crescita, per una crescente competitività del sistema paese, quindi scuola, università, ricerca, noi le smantellavamo pezzo per pezzo. E toglievamo soldi a tutto. Berlusconi si occupava personalmente di fare firmare alla “splendida” Mariastella Gelmini, una controriforma che avrebbe massacrato la scuola pubblica per sempre. Che avrebbe chiuso gli Istituti d’arte in un paese a vocazione turistica, togliendo, per esempio, talenti formati all’artigianato. E, mentre la Gelmini si occupava del lavoro grosso, il commercialista Tremonti, finemente, dichiarava che “con la cultura non si mangia”.
Ahinoi, seguirono altri, solo ipoteticamente del lato politico opposto, che fecero le stesse cose. La scuola, la formazione, la ricerca, divennero sempre più dequalificate e straniere in un paese sempre più ignorante e, dopo Renzi, povero.
Ed è incredibile come oggi, di fronte alla incapacità di spendere i soldi del PNRR, di una classe politica scarsamente formata, inadeguata, il problema siano diventati i soldi. Sono troppi, ha detto il buon Bernabè, boiardo di stato immortale, pronto per qualunque incarico, per qualunque presidenza, con tutti i governi, dx, sx, sotto, sopra, in mezzo. Basta la parola… e lo stipendio a sette cifre.
“Maledetto PNRR”, ne ha fatti di danni. Dal conticidio in avanti è stato un susseguirsi di scosse devastanti.
Non sanno come spenderli quei soldi benedetti. Stadi, ponti inutili, opere inventate. Insomma tutto fuorché la riorganizzazione di scuola, ricerca, università, sanità, vera transizione ecologica. Conte voleva farlo e per questo fu fatto fuori, con la scusa che non avrebbe saputo farlo.
Adesso che da Draghi in poi, hanno dimostrato la incapacità imputata a Conte, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Quei miliardi li avevano ottenuti tutti meno che Conte, anche il mago Othelma.
Adesso il merito è tornato a Conte, perché sono “troppi”. Perfino gli 88 miliardi a fondo perduto, cioè regalati, sono divenuti troppi, anzi un problema.
Fermate il mondo, voglio scendere.