LULA IN CINA, L’ALTRA AMERICA CHE VUOLE UN MONDO NON SOLO AMERICANO

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

Il presidente brasiliano Lula in Cina accompagnato da 300 imprenditori, in visita a quello che dal 2009 è il principale socio commerciale del Brasile. Almeno 20 gli accordi bilaterali, commerciali e tecnologici, che verranno firmati, tra cui la costruzione del Cbers-6, il sesto satellite realizzato in collaborazione tra i due paesi, per monitorare la foresta amazzonica.

Non solo affari ma anche Ucraina, con un piano di pace brasiliano che Lula ha in valigia, su cui ottenere il decisivo sostegno cinese.

La Cina con l’amico Lula e con il Brasile

Un Paese immenso, che ha bisogno di infrastrutture, di reti telematiche e di capitali per poterle realizzare. Tutto questo è il Brasile di Lula. E altro ancora. Perché il suo peso specifico, nello scenario geopolitico internazionale, è rilevante e sposta equilibri. Insomma, il Brasile ‘conta’, e il fatto che il suo redivivo Presidente, Luis Inàcio Lula da Silva, vada in visita ufficiale in Cina, oltre ai fatti che verranno, apre la strada a una serie di supposizioni.

Un altro pezzo d’America arrabbiato

Innanzitutto, la visita cade nel momento in cui gli scambi di artiglieria diplomatica, tra Washington e Pechino, hanno raggiunto il massimo della potenza di fuoco. Anzi, forse rischiano anche di degenerare. Xi jinping sta conducendo una controffensiva a tutto campo, con una strategia delle relazioni internazionali che mira a isolare, in successione, gli Stati Uniti ed eventualmente l’Europa. Anche se, il suo vero obiettivo, è quello di spezzare i legami che uniscono, e talvolta incatenano, il Vecchio continente all’alleato americano.

Ucraina e Taiwan

In questo senso, l’Ucraina e Taiwan diventano ‘hot spot’ di uno scontro globale, che si gioca sul tavolo della crescita economica e della tecnologia di ultima generazione. È questo l’obiettivo finale di uno scontro titanico, che vede da un lato gli Usa e l’Occidente e dall’altro il blocco Cina-Russia, fiancheggiato, sempre più da vicino, dai cosiddetti ‘non allineati’. Concetto a geometria variabile, che comprende Paesi come l’India, il Sudafrica, il Brasile, la Nigeria e molte grandi nazioni islamiche. Questo blocco di mezzo, che in effetti, spesso, sotto la superficie di un perbenismo diplomatico di facciata, è alquanto freddino con l’Occidente, riesce a spostare gli equilibri geopolitici di quel tanto che basta.

Il dopo Bolsonaro trumpista

Lula è un Presidente di sinistra, che ha vinto sul discusso ultra conservatore Jair Bolsonaro, grande amico della Casa Bianca dei tempi di Trump. Adesso, in Brasile, il vento è cambiato, proprio per gli antichi legami di Lula con Pechino. È vero, che Lula ha già incontrato Biden e di gran corsa, dopo la sua elezione. Ma quello era un atto dovuto, perché l’America Latina resta sempre un po’ il cortile di casa dei ‘gringos’, e bisogna stare attenti a come ci si muove, per non avere sgradite sorprese, dato che la democrazia, a volte, è sulla bocca di tutti e nel cuore di nessuno.

Xi e Lula, vecchie frequentazioni

Lula aveva già conosciuto Xi, a Brasilia, nel 2009, quando quest’ultimo era ancora vicepresidente della Cina. Torna a trovare un vecchio amico, dunque, col quale, secondo il South China Morning Post di Hong Kong, discuterà di un partenariato economico indispensabile per accelerare lo sviluppo del gigante sudamericano. E non è un caso che Lula si rechi a Shanghai, quasi per consacrare la nomina, a capo della ‘New Development Bank‘ (NDB), della sua allieva (e lei stessa ex Presidente brasiliana) Dilma Rousseff.

Aspettative altissime

Che le aspettative, da entrambe le parti, per questo viaggio di Lula, siano elevatissime è testimoniato dalle dichiarazioni che lo hanno preceduto. «Consolideremo il nostro rapporto con la Cina. Inviterò Xi Jinping a venire in Brasile per un incontro bilaterale, così potrà conoscere il nostro Paese. Sarà l’occasione per mostrargli i progetti che potranno essere più interessanti per gli investitori cinesi». Dal canto loro, le fonti ufficiali del governo di Pechino hanno presentato il leader brasiliano come «un vecchio amico della Cina», e il portavoce del Ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha voluto sottolineare la storica importanza del suo arrivo per il meeting con Xi.

Shanghai Institute for International Studies

Un segnale evidente che c’è voglia di stringere, prima possibile, la collaborazione in tutti i campi col colosso asiatico. Secondo Niu Haibin, un esperto dello Shanghai Institute for International Studies, «la Cina stenderà il tappeto rosso sotto i piedi del leader brasiliano, per mostrare la crescente importanza dello scacchiere latino-americano nella politica estera di Pechino». L’aggressività diplomatica cinese è una diretta conseguenza della nuova strategia del ‘confronto globale’ con gli Stati Uniti, rilanciata da Xi.

Non solo stelle e strisce sul mondo

In sostanza, così come in passato gli Usa hanno cercato di piantare la loro bandiera in tutti gli angoli del pianeta, oggi anche Pechino sta adottando una politica speculare. E il Brasile di Lula può essere un partner eccellente, per dialogare su questo versante, mettendo naturalmente in difficoltà Washington. Che considera l’America Latina ‘cosa nostra’. Accennavamo prima alla guerra tecnologica. Bene, l’ultimo spiffero di corridoio dice che Lula visiterà gli impianti della Huawei a Shanghai, nonostante la Casa Bianca abbia severamente ‘vietato’ agli alleati (e non) di utilizzare software e hardware 5G, prodotti dai concorrenti con gli occhi a mandorla.

“Sicurezza nazionale», dicono. O, magari, sicurezza che il favoloso business, di un settore in esplosiva espansione, parli solo americano”.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

13 Aprile 2023

 

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PIERO ORTECA

Piero Orteca, giornalista, analista e studioso di politica estera, già visiting researcher dell’Università di Varsavia, borsista al St. Antony’s College di Oxford, ricercatore all’università di Maribor, Slovenia. Notista della Gazzetta del Sud responsabile di Osservatorio Internazionale.