TRIONFA UN RUSSO AL TORNEO DI MONTECARLO

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Andrej Rublev si aggiudica il masters di Montecarlo battendo in finale Holger Rune, il talentuosissimo e non ancora ventenne tennista danese, ma anche uno dei trogloditi più infantili che si siano mai visti nel mondo dello sport.

Rune l’accesso alla finale se l’era guadagnato a spese del nostro Jannik Sinner, che in semifinale ha ceduto soltanto sfoderando il peggior servizio della carriera, con una percentuale di prime palle imbarazzante anche per un dilettante. Mentre Rune approfittava di buona parte dei tempi morti per bullizzare quella parte di pubblico che non lo idolatrava, esibendosi in una pessima imitazione di Daniil Medvedev, che al suo cospetto rimane un gran signore.

Questo Rune, classe 2003, non sarà mai il più forte. Ma credo che la sua faccia, insieme ai suoi grugniti, le provocazioni, i sorrisi sprezzanti e la totale mancanza di umiltà dovremo sorbirceli per i prossimi 15 anni facendocene anche una ragione, perché è un funambolo della racchetta con una rara voglia di emergere.

Comunque sia, una bella iniezione di fiducia questa vittoria per Rublev, poco fortunato ma grande e correttissimo giocatore, che da ormai qualche anno oscilla tra il sesto e il decimo posto del ranking mondiale, forse a causa di una mente non ancora matura e nervi poco saldi, nonostante il grande talento e i suoi 25 anni.

Prima dell’inizio del match vi è stato il tradizionale tributo alle nazioni di appartenenza dei rispettivi giocatori. Almeno, avrebbe dovuto esserci, ma è risultato evidentemente monco. È risuonato l’inno nazionale danese, con una metà del campo occupata da una trentina di ragazzini, ognuno dei quali teneva issata una bandiera danese. Nell’altra metà del campo, quella che nelle menti degli organizzatori avrebbe dovuto essere occupata dalla Russia, il vuoto assoluto, nemmeno un raccattapalle. L’inno russo non pervenuto. E sullo sfondo, gli occhi bassi di Andrej Rublev.

Deplorevole scena che si è ripetuta nel corso della premiazione. Per chi non sapeva che nelle partite di tennis ufficiali nessun vessillo russo può comparire, deve essersi trattata di una scena surreale. Perché solo bandiere della Danimarca? Ci deve essere un errore. Ha vinto Rublev, che è russo, mica danese.

Sì, ha vinto un russo. È una cosa che si può dire, sapere ma che non si deve vedere. Certo, meglio così che non farli proprio giocare, come hanno osato fare gli inglesi a Wimbledon. Ma dove sia il messaggio di pace nel voler far sembrare che la Russia non esiste, è un mistero.